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I silenziosi conflitti di un grande maggiordomo
A quanto pare, per uno scrittore esistono due metodi infallibili per salire alla ribalta internazionale: la morte, oppure il premio Nobel. Per la fortuna di Kazuo Ishiguro, il motivo che lo ha portato alla mia attenzione è quello più felice dei due, e devo dire che il premio svedese (spesso denigrato, non saprei dire se giustamente o meno) in questo caso mi ha dato la possibilità di leggere un romanzo davvero degno di nota. Tra gli altri ho scelto proprio questo perché tra i più conosciuti e, inoltre, perché attirato dal fatto che ne esistesse una trasposizione cinematografica con protagonista l'immenso Anthony Hopkins.
Appena avrò finito con questa recensione, correrò a vedere il film.
Non so fino a che punto possa spingermi a definire lo stile di Ishiguro: mi è sembrato adattato perfettamente al personaggio del signor Stevens, voce narrante e protagonista di questa storia, e non mi stupirebbe di trovarlo diverso negli altri romanzi proprio per questo motivo. Il modo di raccontare questa storia si adatta così perfettamente a quello che è il personaggio che pare quasi di sentirlo parlare, con quel suo modo di esprimersi così elegante e col suo punto di vista perfettamente espresso, che plasma la realtà secondo i suoi occhi. In questo, credo che Ishiguro sia stato davvero magistrale, anche se a tratti la lettura richiede un po' di impegno nell'evitare distrazioni.
È un qualcosa di splendido entrare nella psicologia di Stevens, osservare i conflitti che tenta incessantemente di sotterrare nella sua figura di maggiordomo irreprensibile; ogni cosa che vi si discosta lui la respinge categoricamente, e questo aspetto è perfettamente reso, anche se viene lasciata al lettore la possibilità di indovinare i veri sentimenti che si celano dietro quella maschera. L'autore riesce a creare il famoso legame tra protagonista e lettore, e in quest'ultimo la condotta del Signor Stevens, spesso in contrasto coi suoi veri sentimenti, genererà emozioni contrastanti.
Il Signor Stevens è un maggiordomo inglese, di quelli irreprensibili e totalmente dediti al lavoro; di quelli che ormai non se ne vedono più e appartengono a una società ormai passata.
Stevens ha passato gran parte della sua vita al servizio di Lord Darlington, dedicandosi anima e corpo nel tentativo di compiacere il suo padrone, figura di spicco nella politica europea, nel contesto che porterà all'esplosione della seconda guerra mondiale.
All'inizio della storia, tuttavia, nonostante sia ancora in servizio nella dimora di Darlington Hall, il suo vecchio padrone è deceduto da ormai tre anni e si trova alle dipendenze di un americano, il signor Farraday, che ha acquisato la dimora: un affarista che a quei tempi veniva definito come appartenente alla categoria dei "nuovi ricchi". Dovendo partire per un viaggio di un paio di settimane, Farraday invita Stevens a fare una breve vacanza e gli offre di utlizzare la sua Ford, per intraprendere il viaggio. Stevens accetta la proposta e deciderà di approfittare dell'occasione per andare a trovare la vecchia governante che serviva Lord Darlington insieme a lui e con la quale, in quegli anni, aveva instaurato un rapporto abbastanza controverso. La donna è ormai sposata, ma a quanto pare il suo matrimonio non naviga in buone acque e in una lettera pare esprimere nostalgia per Darlington Hall, nostalgia che Stevens interpreta come una voglia di tornare in servizio lì. Lui avrebbe bisogno di una mano, e quella di Miss Kenton sarebbe più che preziosa.
Dunque, Stevens parte per questo viaggio che ha anche un motivo professionale; o almeno di questo vuole convincersi. Questo viaggio si presenta come un pretesto per riflettere sul passato, sui giorni degni di nota che ha vissuto, sulle persone importanti alle quali la sua professione gli ha permesso di entrare in contatto, seppur indirettamente.
Quest'uomo irreprensibile continuerà a nascondersi dietro la sua professionalità, dietro la sua ferrea volontà di essere un "grande maggiordomo", carico di dignità. Lungo questo viaggio, tuttavia, ci sono molte altre cose su cui si troverà a riflettere, e non tutte saranno piacevoli.
Un romanzo che da parecchi spunti di riflessione, difficili da condensare in una breve recensione. Leggetelo.
"E forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata. Dopotutto cosa mai c'è da guadagnare nel guardarsi continuamente alle spalle e a prendercela con noi stessi se le nostre vite non sono state proprio quelle che avremmo desiderato?"
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Commenti
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Vale.
sì, mi ritrovo perfettamente in tutte le tue riflessioni... i personaggi sono carichi di sfaccettature, lo stesso Lord Darlington, sul quale Stevens ha una fiducia smisurata, mostra le sue debolezze con l'allontanamento delle due domestiche ebree e con la scelta poco accorta delle proprie amicizie. Stevens è sicuramente il personaggio più intrigante e complesso, tra tutti.
Vale.
Vale.
in effetti è un vero peccato che tu abbia già visto il film tratto da questo libro. Ecco perché io, per quanto i film possano attrarmi, non li vedo mai prima di aver letto il libro al quale sono ispirati (se lo sono, ovviamente). Questo libro è davvero molto bello; sulle altre opere di Ishiguro purtroppo non posso dire nulla, per ora! :D
Vale.
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