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Libertà
I luoghi, i tempi, gli eventi, i personaggi, gli stati d’animo, la vita, la morte, il destino e su tutto un’opera che è un inno alla libertà.
I lager, le izbe, la steppa calmucca, i gulag, lo scenario urbano collassato in trincee, i ricoveri, i bunker, i palazzi sinistri del potere: la “tundra della vita”.
La seconda guerra mondiale: descrizioni minuziose delle azioni militari. Russi e tedeschi, grandi pause narrative dedicate alle esistenze singole in un ampio ventaglio che va dal bambino al vecchio, dal graduato al civile, dal comunista convinto al compagno disilluso, sfiorando talvolta anche gli uomini del potere. Una grande galleria di figure tragiche a sottolineare una lampante verità: “Chi è unito da uno stesso destino è diviso da un diverso carattere” e allora c’è chi rimane convinto anche se non lo è, e chi palesa la sua interdizione, le sue perplessità, e chi lo fa solo con se stesso perché è pavido per poi scoprire che non ce n’era affatto bisogno. Il culto, l’esaltazione mistica, una guerra che muta persino le sorti del partito.
La vita, la morte e la burocrazia a decidere di esse. Il destino e l’uomo, con scopi diversi ma in un’unica strada del male, se non si ascolta la voce della libertà. Per dare voce alla libertà occorrono però parole cui far seguire azioni ma in certi sistemi ciò che nasce come soffocato grido di libertà si tramuta in schifosa delazione, la volontà è annullata, la libertà è annientata.
Poi la guerra termina e la vita lentamente fiorisce. “Così è il tempo: tutto passa, lui resta. Tutto resta, il tempo passa.” Cosa rimane poi? Il ricordo delle violenze.
E nasce questo romanzo, che anticipa la storia quando essa non è ancora attrezzata per accoglierlo. È un prematuro e coraggioso atto di scrittura oggettiva della realtà senza la supponenza che accompagna la denuncia. Essa è implicita negli eventi, in particolare nel crollo di un mondo di ideali che hanno generato disumanità. Lo sguardo di chi fu, non a caso, un reporter, si posa su questo mondo, lo sigilla e ce lo consegna quando ancora, nonostante tutto, palpita nei suoi estremismi ideologici.
È una voce stridente che, anticipando appunto la successiva condanna del totalitarismo russo, non può trovare cassa di risonanza. È un libro che era opportuno far tacere, mai visto edito dal suo autore, letto in occidente grazie ai microfilm fatti passare clandestinamente, oggi lo leggiamo sulla scorta dell’originale che finalmente è stato restituito agli eredi.
Un libro che è stato in prigione, parlava di libertà.
IMPERDIBILE.
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