Dettagli Recensione
Struggente, ma estremo
Non è un libro di facile lettura, questo. A volte potrà generarvi la stessa sensazione descritta nel titolo. Non per la sua bruttezza, certo, ma in quanto espone idee che al solo pensare che possano essere veritiere, viene la pelle d'oca.
Il pensiero filosofico di Sartre viene fuori prepotentemente da queste pagine, soprattutto quello che poco tempo dopo l'uscita de "La nausea" darà vita alla nuova corrente di pensiero dell'esistenzialismo, di cui lo stesso Sartre sarà uno dei grandi esponenti.
Quello del protagonista Antonio Roquentin è un vero e proprio profilo psicologico; dettagliato e reso ancor più profondo dalla narrazione in prima persona fatta dallo stesso Roquentin. I suoi pensieri sono un fiume in piena: pensieri tetri, pessimisti, totalmente concentrati sull'inutilità dell'essere vivi. Roquentin trascina se stesso in una vita sempre uguale e questo lo disgusta, e non riesce a capacitarsi di come gli altri esseri umani possano farselo andare bene.
Antonio Roquentin vive in uno squallido albergo a Bouville, vicino alla ferrovia. Conduce la sua esistenza in giorni sempre uguali, ripetendosi nelle medesime occupazioni. Sta scrivendo un libro storico su un avventuriero del XVIII secolo, tale signor de Rollebon, e questa sembra essere l'unica cosa che lo spinga a proseguire nel suo tribolato percorso che è la vita.
I suoi giorni si succedono sempre uguali a se stessi, sempre occupato nelle stesse cose negli stessi luoghi: in albergo scrive le sue righe; in biblioteca studia; in un bistrot passa il suo tempo libero a mangiare, lontano da tutti, ascoltando sempre la stessa canzone. Roquentin è irrimediabilmente solo, ma sembra essere una sua deliberata scelta. Ogni cosa lo disgusta per la sua dannata ostinazione all'esistere; per questo egli odia anche se stesso, e nemmeno la morte potrebbe liberarlo di questo fardello, perché sottoterra anche le sue ossa continuerebbero ad esistere, ingombrando la scena di questo universo che non è altro che un agglomerato insopportabile d'esistenza. Anche il pensiero del "nulla" esiste, e al diavolo anche quello.
Eppure Roquentin, nonostante la giovane età, ne avrebbe di cose per cui essere contento, esperienze che possono aver arricchito quell'esistenza che odia tanto: ha girato per il mondo, vissuto avventure che andrebbero raccontate con orgoglio. Tuttavia, per lui un'avventura cessa d'essere tale nel momento in cui si abbandona a quella melma indistinta che il passato, in cui tutto annega e nulla può essere recuperato. Nonostante dia al passato quasi meno valore di quello che da alla sua vita, in fondo Roquentin vi è legato; il suo passato ha un nome: Anny. Peccato che Anny non possa salvarlo; peccato che anche la donna che amava sia colpita dal suo stesso male e che sopravviva a se stessa proprio come fa lui, ma lontano mille miglia.
La vita è qualcosa di tetro e gli uomini si trascinano come fantocci nelle loro faccende, nel migliore dei casi convinti di star vivendo una vita degna. Roquentin/Sartre non lascia un barlume di speranza, né per se stesso né per gli uomini.
O forse sì?
"Di colpo esistevano, e poi, di colpo, non esistevano più: l'esistenza è senza memoria; di ciò che scompare non conserva nulla - nemmeno un ricordo."
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Commenti
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Ci sono molte cose tristi da cogliere, in questo libro; c'è da dirlo.
Vale.
Penso che Sartre sia stato parecchio sopravvalutato diciamo per motivi ideologici : uno zuccherino per animi materialistici?
sicuramente da come me lo avevano dipinto mi aspettavo qualcosa in più. In certi tratti è effettivamente noioso, perché i pensieri del protagonista a volte sono ridondanti. Tuttavia, per quanto tristi siano le sue riflessioni, alcune offrono qualche spunto interessante. Ciò non significa che sia una linea di pensiero che condivido, anzi... mi trova in quasi totale disaccordo. Però scoprire idee diverse aiuta ad ampliare gli orizzonti, e questo mi è sempre piaciuto.
Vale.
Vale.
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