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L'oggettività impossibile
La vita di un uomo malato viene esaminata dagli occhi curiosi dell'io narrante. In una piccola comunità con un sanatorio, la maggior parte dei nuovi arrivati viene per le cure mediche. L'io narrante, curioso, si diverte a rovistare nelle vite di questi sconosciuti e a fare pronostici sull'epilogo. Trova pane per i suoi denti all'arrivo del protagonista, un ex campione di basket con abitudini insolite e dispendiose, apparentemente con una doppia vita. Due vite, una vita o nessuna? Dall'eccesso alla solitudine più profonda. Dalla solitudine alla simulazione dell'eccesso. Data l'impossibilità di arrivare a una descrizione oggettiva di una vita umana, data l'ineliminabilità del dato soggettivo e la sua assoluta preponderanza, ne deriva il desiderio di simulare in qualche modo conscio o inconscio quello che non si è mai vissuto, simulare senza per questo fingere. Intensità, benessere, affetti, pienezza di vita. Invece ogni vita nasconde soprattutto i suoi vuoti dentro la bolla d'aria dei miraggi che riesce a evocare.