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Realtà e fantasia, la spietata legge della vita
Fine anni ‘50, nella sgangherata e periferica cittadina di Dewmont, in Texas, vive Stanley Mitchell Jr, un tredicenne destinato a crescere e ad esplorare la vita attraversando esperienze e mutamenti repentini che lo allontaneranno da quella idea primaria, dettata dalla sua beata ignoranza, che tutto vada bene.
Perduti innocenza e disincanto comprende che il mondo è popolato da gente rabbiosa ed infelice ma che non si diventa più felici causando l’ infelicita’ altrui.
Il ritrovamento di un diario e di lettere misteriose innesca teorie agghiaccianti in merito ad un duplice omicidio appartenente al passato ed astratte supposizioni su un fantasma decapitato e su un’ enigmatica e potente famiglia locale.
I fantasmi riescono ad infestare le cose o forse solo i ricordi e nessun estraneo è in grado di sapere esattamente che cosa succede all’ interno di una famiglia qualsiasi.
Quella di Stanley, che pare preservare una parvenza di onestà, armonia e buoni valori, gestisce un cinema all’ aperto, un luogo in cui fantasia e realtà si mescolano in una giostra del reale e del grottesco.
Alla sua età lui desidera scoprire e capire il mondo cozzando contro un muro di crudeltà ed ignoranza che spesso lo sovrasta, in una alternanza di giuoco ed investigazione all’ interno di una provincia retrograda, razzista, sessista, maschilista, che vive di agghiaccianti storie famigliari e di cruda violenza.
Realtà e fantasia alternano thriller e grottesco, comicità e fiaba, per un esito che presenta una certa fluidità narrativa e tratti di leggiadra ironia a sopravanzare una vicenda altrimenti tetra.
Pagine intere esulano dalla pura cronaca nera, parentesi focalizzate sulla perdita dell’ innocenza e l’ accesso ad un mondo adulto spesso indisponente, affranto da solitudine, astio, violenza, malattia, ma anche dotato ( in alcuni protagonisti ) di insegnamenti costruttivi e vivacità intellettiva.
La fine degli anni’ 50 segna l’ arrivo di nuove mode, un processo di crescita economica, anche se degradazione e povertà continuano ad imperversare.
Stanley intraprende il proprio viaggio esplorativo e conoscitivo accompagnandosi a personaggi stravaganti ( Buster ) ed irreali, alla saggezza bonaria di figure care, costruendosi pochi affetti radicati ed affidandosi alla propria sfrenata fantasia di ragazzino, immaginando l’ inimmaginabile, leggendo e costruendo storie per diletto e curiosità, in parte per cercare una via salvifica da un reale spesso opprimente e nauseabondo, retto su inquietanti relazioni famigliari ed incomprensibili stereotipi classisti e razziali.
A contare non è tanto la soluzione dell’ enigma, sorprendente ed agghiacciante nella delirante visione dei responsabili, quanto la rete associativa costruitasi e sviluppatasi attorno al protagonista, e quello che guiderà la sua educazione sentimentale ed umana.
Alla fine un processo di crescita si e’ compiuto ma resta una certa indefinitezza di contorni e significati con una vita che avanzerà, come sempre, inseguita da ombre ed indirizzata verso esiti difformi.
Ma …” non sempre la vita da’ soddisfazione ed, al tirar delle somme, carne e polvere finiscono per rivelarsi la stessa cosa “…
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