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Mi chiamo Lucy Barton
 
Mi chiamo Lucy Barton 2018-05-13 06:04:34 68
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68 Opinione inserita da 68    13 Mag, 2018
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La grandezza dell’ imperfezione affettiva

… “ Ma questa è la mia storia. Ed è pure quella di tante altre. Questa però è la mia. Questa in particolare. E io mi chiamo Lucy Barton “…

In un letto d’ ospedale, laddove ansia e sofferenza scoperchiano la propria essenza, una figlia riceve la visita della madre che non vede da anni e che la veglierà per cinque giorni ed altrettante notti.
Tutto è accaduto parecchio tempo fa, oggi Lucy è una scrittrice e rievoca questa storia, spogliandola di vaghe ipotesi e lasciandola così come è, una madre che ama la propria figlia in modo imperfetto e si presenta al suo cospetto senza sapere esattamente il perché raccontando dei matrimoni falliti di tutti gli altri, una semplice storia d’ amore, la sua storia.
C’ è la miseria di un’ infanzia vissuta in un garage, mangiando melassa spalmata sul pane, con un freddo onnipresente e la compagnia dei libri per sentirsi meno sola.
C’ è una famiglia anomala che non ha accettato ne’ partecipato al suo matrimonio e che non vede da tempo, fratelli complicati, un padre odiato, ma pur sempre la sua famiglia, una impalcatura di cui non ha conosciuto la presenza finché non ha cessato di esistere.
Un nucleo decisamente malato ma con le radici di ciascuno avvinghiate al cuore di tutti gli altri.
E poi l’ improvviso arrivo della madre, Lucy costretta in un letto, e quella donna che comincia a parlare in modo disinibito, come dopo tanti anni non ricordava e Lucy è così contenta di parlare con lei come non ha mai fatto.
La storia continua, in quei momenti lei sonnecchia ed ascolta i discorsi della madre pensando di non desiderare niente altro. Della sua infanzia conosce molto poco, ma in quelle sere in ospedale sua madre è quella di sempre, anche se parrebbe diversa, con una voce quieta ed una faccia più tenera del solito. Lucy vorrebbe parlarle della sua vita, di se’, ma non sa che cosa lei ricordi.
Oggi tutto e’ cambiato per chi è venuto dal nulla affrancandosi dalle miserie del passato ma con un senso di solitudine ben radicato e che non se ne andrà mai più.
Riaffacciatisi quei momenti, le fuoriesce un semplice ringraziamento per la presenza della madre ed il piacere di dirle ….” Sono contenta che sei qui e ti voglio bene “….
La storia di Lucy ne abbraccia tante altre, la dedizione e la pazienza di un medico scrupoloso, un buon uomo ed un padre di famiglia, un amico dell’ anima che sparirà, una scrittrice conosciuta anni prima che la spinge e la consiglia a seguire la propria aspirazione letteraria, una vita travagliata, un matrimonio finito, due figlie cresciute, un secondo matrimonio.
E poi, anni dopo, un’ altra visita in ospedale, questa volta a ruoli invertiti, lei al capezzale della madre morente.
In questa storia, dopo cinque giorni e cinque notti, la madre se ne è andata, improvvisamente, e Lucy ne sentirà terribilmente la mancanza.


…” In fondo abbiamo tutti un’ unica storia da raccontare…” ed … “ io conosco bene il dolore che noi figli ci stringiamo al petto, so che dura per sempre. E che ci procura nostalgie così immani da levarci perfino il pianto. Ce lo teniamo stretto, invece, e lo difendiamo da ogni assalto del cuore…”

Un breve romanzo su un amore imperfetto ed incostante nutritosi di un legame diretto che non pone domande, ascolta le risposte, accetta le spiegazioni, soffre e gioisce dell’ unicità del momento. Una semplicità descrittiva e narrativa che piace, un intreccio che riporta alla bellezza di gesti e pensieri primari, senza forma, ma conservati e radicati dentro di se’.


…” come se l’ anima potesse far silenzio in quei momenti. La vita mi lascia sempre senza fiato “…

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Commenti

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Bella presentazione, Gianni. Anche a me il libro è piaciuto. Ho trovato che solamente "I ragazzi Burgess" gli è superiore.
In risposta ad un precedente commento
68
16 Mag, 2018
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Io, tra tutti, prediligo “ Olive Kitteridge “, “ I ragazzi Burgess “ sarà una delle prossime letture
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