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Ci rivediamo lassù
 
Ci rivediamo lassù 2018-03-17 08:37:33 68
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68 Opinione inserita da 68    17 Marzo, 2018
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Orrore e condivisione, quale destino?

2 novembre 1918, Grande guerra, armistizio imminente, le vite di due soldati si affiancano e si sovrappongono casualmente fondendosi in un attimo che le segnerà per sempre.
In quel terribile giorno e in quel preciso momento, imprigionati in una buca, circondati e coperti da buio, macerie e da un odore nauseabondo, una parte dell’ animo di Albert Maillard e del corpo di Edouard Pericourt rimarra’ sepolto, per sempre, insieme ad una cosa che mai tornerà, la serenità.
Una fine ormai certa, la morte negli occhi, l’ assenza di respiro, la rigidità delle membra, il vuoto, una assenza protratta che pare definitiva, poi, d’ improvviso, una luce insperata e miracolosa ed il ritorno alla vita.
Gli esiti della guerra segneranno un’ unione casuale ma obbligata ed Albert ed Edouard, legati dal passato, vivranno una nuova condanna, fisica e psichica, sopraffatti da ansia e diffidenza.
Una situazione irrecuperabile con cui scendere a patti, nascondendosi, rasentando i muri, spostandosi nell’ ombra.
Fino a quel momento si erano solo incrociati e salutati, ora sono condannati a vivere insieme, senza più niente e nessuno, sepolti dal passato, un presente desolante, nessun futuro, un legame quotidiano intriso di una tenerezza quasi famigliare.
La fine della guerra traccerà una nuova condanna, ciascuno occuperà centimetro dopo centimetro la vita dell’ altro in un rapporto tra due sconosciuti, complicato da un oscuro miscuglio di coscienza sporca, solidarietà, risentimento, allontanamento, fratellanza, un paranoico ed uno sfigurato.
Ma la fusione disperante e l’ irrinunciabile soffio del desiderio in qualche modo riporteranno un flusso vitale non arrestabile dalla sola menomazione fisica e mentale.
Così, giorno dopo giorno, una terribile idea prende corpo, una grande truffa a chiudere il cerchio della esistenza, trasformando la propria vita in un giallo in attesa di una fuga risolutiva e liberatoria.
Nel frattempo si inscena una parvenza di vita in quella eterna lotta tra un noioso borghese ed un artista un po’ folle immersi in una gravità che continuerà ad assoggettarli, trascinando il peso di solitudine e guerra.
A contorno una famiglia ricca, un passato azzerato, una donna senza amore, un padre odiato in un reciproco disprezzo, un nobile decaduto cinico ed egoista, una bambina curiosa e leggiadra, una giovane donna dagli occhi innamorati.
Un unicum attraversa i due protagonisti, la timidezza ed il raziocinio di Albert, la follia ed il dolore di Edouard, un animo triste e solo ed una faccia che è una voragine mostruosa sovrastata da uno sguardo.
Nel giuoco crudele della vita, cercando di fuggire da se stessi e dagli inganni perpetrati, si indossano maschere sempre diverse a nascondere l’ ombra di orrore e menzogna , mentre un vortice di attesa estenuante avvicinerà alla resa dei conti.
In quel momento ciascuno andrà incontro ad un desiderio primario ed irrinunciabile o ad una rinascita possibile e lontana.
Un romanzo con una prima parte piuttosto intimista e relazionale, che scava nel dolore e nell’ orrore della guerra, senza certezze, interrogandosi su esiti e speranze, indagando su solitudini affrante e vite da ricostruire.
La seconda parte si apre ad una costruzione che prevede azione, interazione, suspance, inganno, in un disperante tentativo correttivo e salvifico, o solo una fuga da un se’ tramontato e sepolto.
Personaggi ben delineati e caratterizzati, alcuni tratti descrittivi eccessivamente protratti, la rappresentazione dell’ orrore della guerra e della speculazione sul dolore dei defunti, maltrattati nella propria memoria, trucidati anche post mortem.
Un racconto riuscito nella rappresentazione della follia umana e degli esiti infausti di un conflitto proseguito anche dopo l’ armistizio dentro le sofferenze inaudite, fisiche e psichiche, dei protagonisti, segnati per sempre ed impossibilitati a vivere una vita pubblica e privata degna di tal nome.

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