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UN UNIVERSO DI VOCI
È tra gli scrittori europei più importanti del nostro tempo, è il portoghese Lobo Antunes e ha scritto il presente romanzo nel 2012; esso appare ora nella collana “I Narratori” della Feltrinelli.
Si tratta di un’opera divisa in tre grandi sezioni, composte da dieci capitoli ognuna, dedicate rispettivamente ad un venerdì, un sabato e una domenica dell’agosto del 2011. Ogni sezione termina con un cambio di “voce narrante”- laddove in realtà non c’è narratore- con lo scopo di modificare il punto di vista e di migliorare al contempo la comprensione della vicenda. Ed è questo l’aspetto più conturbante della scrittura, per molto tempo non si riesce a capire che cosa si sta leggendo; non c’è narrazione o meglio non c’è il classico narratore che ci mette a parte di una storia, eppure vicenda e narrazione ci sono. Esse vengono a galla costituendosi progressivamente grazie ad un lungo flusso di coscienza , discontinuo, difficile, tratteggiato da una punteggiatura originale ( Saramago, a questo punto, di più facile fruibilità) e, se non bastasse, intervallato ripetutamente dalle voci del passato. Una narrazione sincopata, disturbata, ma soprattutto voci, frasi, motivi ricorrenti che vi si inseriscono concorrendo a delineare i vari personaggi che puntellano la storia. È un universo familiare racchiuso nella mente della protagonista, una donna cinquantaduenne che torna nella casa al mare per venderla e da essa congedarsi, tentando al contempo di dare una giusta collocazione soprattutto al suo personale vissuto trascorso in quella casa e di riflesso al resto della sua esistenza. Lei bambina, orecchini da principessa e petali alle unghie, lei e la sua amica; loro, così diverse per estrazione sociale, lei gentaglia: un padre alcolizzato, una madre irrisolta, tre fratelli; il maggiore reduce dall’Angola, perso in seguito alla guerra nel suo straniamento, un fratello suicida, un altro, il piccolo, sordomuto, frutto di una relazione extraconiugale. Parlano in molti: la madre, il padre, il marito, i fratelli, la nonna, il nonno, la vicina d’ombrellone; questa coralità frammentata è l’essenza della vita della donna.
Ed è condivisibile la tesi di fondo o almeno quella che io vi ho scorto, ricordo che l’autore è uno psichiatra ormai dedito alla scrittura, siamo un io frantumato in una miriade di voci, di frasi, di parole che ci sono state rivolte ed che hanno veicolato fin dalla nostra infanzia una serie di messaggi aperti in un ampio ventaglio dal linguaggio dell’amore fino a quello della riprovazione. Dentro questo ampio spettro si sono poi insinuate tutte quelle parole che abbiamo solo percepito in un contesto di conversazione che non ci vedeva gli immediati destinatari dei messaggi; eppure essi si sono insinuati in noi, hanno concorso a formare la nostra lettura della realtà, hanno giudicato, inveito, pianto.
Primo approccio con Lobo Antunes, nonostante l’estrema difficoltà di lettura riscontrata non posso che riconoscere l’abilità dello scrittore che ha saputo efficacemente alienarmi dalla parola scritta, regalandomi comunque una storia e delle interessanti suggestioni.
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