Dettagli Recensione
Una sporcizia insanabile
Una donna giunge in una bettola. L’ abbigliamento stride con il locale, abiti di eccellente taglio addosso e calze smagliate a testimoniare uno strappo evidente. Che ci fa in compagnia di quel dottore tossicomane, sposato, noto al resto dei disadattati che frequentano un improbabile cenacolo di campagna, lì a Versailles? Estrema periferia del mondo parigino: luogo che accoglie e perdona e forse offre un’altra opportunità…
È già in evidente stato di ebbrezza, Laure la salva dalle grinfie del medico e la fagocita nelle stanze del suo albergo, da quando è vedova ha lasciato l’alto mondo signorile dove torna di quando in quando, al momento la nuova vita le è più congeniale. Mentre assistiamo al recupero (?) di Betty, veniamo gradualmente messi a parte dell’antefatto, non solo le ultime tre notti fuori casa, dal fattaccio, ma tutta la sua esistenza, trent’anni appena.
In una eccellente ambientazione claustrofobica, impreziosita dalla descrizione dei deliri dovuti all’abuso di alcol, col ritmo martellante di pensieri sconnessi e iperbolici, con proiezioni che frammischiano vissuto, sogni e identità, con un alternare presente e passato, formuliamo ipotesi di sviluppo della vicenda e prendiamo atto della sua evoluzione che altro non è se non l’ennesimo schiaffo duro dell’abile belga. All’aria finzioni sociali e perbenismo, maschere e ruoli, qui si pareggiano i conti : ognuno sia quel che è!
Gradevole e veloce lettura, a tratti spiazzante per l’intreccio narrativo che potrebbe tranquillamente e in qualsivoglia riga prendere un andamento diverso, come la vita appunto; qui è il trionfo della volontà e perfino, sul finire, della sincerità … che poi non vadano di pari passo con la perfezione e l’ipocrita morale del modello borghese è tutta un’altra storia.