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Orrore ed amore per sempre...
Una strada, un uomo che tiene stretto a se’ un bambino tremante, l’ uno il mondo dell’ altro, solitari, ostinati, tra le macerie del mondo. Nulla più, solo una oscurità senza nome, freddo e silenzio, il fantasma della sagoma grigia della città, l’ aria cinerea tra i resti di una terra defunta.
Due figure emaciate che viaggiano verso sud, senza meta e speranza, neanche di vita, sospinti da un flebile soffio, sfiniti, assonnati, affamati, quasi morti.
Che cosa è successo? E chi sono i buoni e i cattivi? Difficile dirlo se non che vecchie e spinose questioni si sono risolte in tenebre e nulla. Ormai sopravvive stentatamente il solo presente, un legame indissolubile, un uomo senza nome che spinge un carrello, tenendo stretto a se’ un bambino tremante.
Non ci sono liste di cose da fare, ne’ un dopo, padre e figlio stanno morendo di fame vagando in una oscurità senza nome, dimensione e profondità. Esistono ancora i sogni, confusi con l’ incubo in atto ed i fantasmi che popolano un paesaggio di cenere e morte.
È un ritorno ad una vita primaria, prede e predatori sospinti da un istinto di sopravvivenza ed una misteriosa forza che costringe a rischi incalcolabili per proteggere i propri cari.
E’ una caccia disperante alla ricerca di cibo, braccati da ombre oscure, dalle proprie paure, dalla certezza di una morte imminente. Ma è costantemente presente, tra le pagine, un grande senso di tenerezza, l’ amore sconfinato per il proprio bambino, e guardandolo dormire l’ uomo scoppia in un pianto irrefrenabile legato a bellezza e bontà, concetti in lui dissolti dalle tenebre dell’ oggi..
Il bambino domanda, si interroga, desidera parlare, ascoltare, sapere. Ma l’ uomo non può ricostruire un mondo perduto senza trasmettere anche il dolore della perdita ne’ riaccendere nel cuore del figlio la cenere del proprio sentire.
La paura è compagna costante, insieme ad umana dissolvenza e ad una inverosimile invidia per i morti. Si cerca di ripensare alla propria vita, ma non c’è una vita a cui pensare, ogni attimo è una menzogna, i giorni si trascinano uno dopo l’ altro e padre e figlio camminano oltre, lerci, cenciosi, verso l’ ignoto.
Ci sarà un momento, inevitabile, inderogabile, in cui le forze verranno meno e si sentirà la fine imminente.
È allora che, rimossi egoismo e rimpianto, un padre non potrà’ più tenere a se’ il figlio, pena un cortocircuito evidente, ma, indicatagli la via, dopo averlo guidato, protetto, accudito, curato, sfamato, consolato lo lascerà allontanarsi, per sempre, in un sublime gesto d’ amore.
Nel deserto di una terra ignota e smarrita, di fronte al mare aperto, l’ amore figliale svelerà una speranza di vita in un fotogramma stridente ma ancora più forte.
Il presente, con il proprio sistema affettivo e relazionale, è vissuto strenuamente nella forza delle parole, nei silenzi, nella condivisione, nella sofferenza, nella esperienza e nella trasmissione della eredità genitoriale, in una relazione viva e significante, laddove imperano esclusivamente cenere, disperazione e morte.
E’ la forza di un amore puro, disinteressato, ostinato a precedere fatti e ossessioni e inseguito con tutto se stesso a dare un senso preciso al racconto.
In questa oscurità impenetrabile e nel buio freddo ed autistico, laddove si vive l’ assenza del tempo e corpi e materia si sono fusi indistintamente lasciando la propria essenza e rivelando una fragilità onnipresente, non rimane che questo, e scusate se è poco….
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