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Incantesimi, mistero e ipocrisia
"Non sorprese Alexandra il fatto che nonostante tutto il suo astio Jane dovesse rivelarsi la più debole nel momento di gettare l'incantesimo; perché la magia è alimentata dall'amore, non dall'odio: l'odio brandisce solo le forbici ed è impotente a tessere le interconnessioni di comprensione per mezzo delle quali mente e spirito muovono la materia." La provincia americana vista attraverso gli occhi di tre donne tutt'altro che ordinarie. Alexandra, Jane e Sukie sono al centro dei pettegolezzi della piccola e insignificante Eastwick, grazie al loro successo con gli uomini, alla loro propensione verso l'arte e soprattutto a certi poteri soprannaturali di cui sono dotate. Sembra infatti che le nostre eroine riescano a scatenare improvvisi temporali, trasformare palline da tennis in rospi o pipistrelli, assoggettare la gente ad ogni genere di sortilegio. Legate da un sodalizio indissolubile, ben più di una normale amicizia, le tre streghe, tutte uscite da un matrimonio fallito, vivono in maniera libera e disinibita, senza preoccuparsi troppo del futuro né dei giudizi della gente. Le loro vite tuttavia sono destinate a subire una serie di sconvolgimenti con l'entrata in scena del carismatico quanto eccentrico Darryl Van Horne, affascinante e misterioso milionario newyorchese che le coinvolgerà in un turbine di lusso e di lussuria, mettendo in discussione le loro certezze e la loro stessa amicizia. La situazione sfuggirà definitivamente di mano alle tre protagoniste quando subiranno una sorta di tradimento dal loro singolare cavaliere che le spingerà a incanalare i loro poteri in direzione negativa. Prosa articolata, descrizioni dettagliate, introspezione psicologica e un sano e realistico cinismo sono gli elementi alla base della scrittura di John Updike e si riflettono ampiamente anche su quest'opera in cui l'autore aggiunge, eccezionalmente, un pizzico di magia. Ma l'aspetto esoterico è solo uno stravagante corollario al crudo realismo con cui l'autore descrive una società americana piccolo borghese in cui il pettegolezzo si contrappone ad un'ipocrisia di facciata, l'adulterio sembra essere un elemento cardine della vita sociale, l'amore viene oscurato da gesti di efferata violenza, l'interesse per gli altri è legato solo e soltanto all'eventualità di ricavarne un tornaconto. Non mancano gli spunti comici né quelli passionali. L'incedere brioso del racconto è rallentato qua e là da lunghe digressioni (forse evitabili) e da piccoli e interessanti momenti di riflessione. Nel complesso si tratta di un buon libro in cui Updike, giocando con incantesimi e mistero, non perde occasione per bacchettare il perbenismo, l'ambiguità e le futili chiacchiere che caratterizzano la società del suo tempo.