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Il giardino dorato
 
Il giardino dorato 2018-02-23 08:50:11 Mian88
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    23 Febbraio, 2018
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L'amore; donare e donarsi

«Perché fossi tornato all’improvviso in quel punto remoto della mia vita mi è perfettamente chiaro, a ripensarci adesso: cercavo di allontanarmi il più possibile dal presente e da tutto il suo tormento. Guardavo indietro a un tempo e a un luogo che avevano significato a loro volta non poca infelicità, ma che, ciò nonostante, erano stati casa mia, con mia madre ancora in vita, i miei fratelli e le mie sorelle, gli amici, un sacco di amici.»

Con “Il Giardino dorato” giungiamo alla conclusione dell’autobiografia di Harry Bernstein e apprendiamo quelli che sono stati i fatti salienti della parte conclusiva della sua esistenza. In particolare l’opera si concentra su Ruby, sul grande amore che ha unito i due protagonisti per ben sessantasette anni di matrimonio e sul come, ormai novantenni, le loro strade sono venute a dividersi. Non solo, l’autore, affronta anche tematiche sociali di particolare rilevanza: attraverso i suoi ricordi riviviamo dagli anni della guerra fredda sino a quelli che sono stati i conflitti degli anni 2000. Il tutto avviene mediante una serie di flash back tra presente e passato a cui si aggiunge uno stile narrativo fresco, riflessivo e atto a tirare le somme di quello che è stato un longevo arco vitale. Bernstein, si è spento infatti per cause naturali a 101 anni nel 2011 e ha visto realizzarsi il suo sogno di essere uno scrittore pubblicato a 94 anni, ovvero ben 80 anni dopo aver cominciato a far delle parole la sua realtà.
Ha iniziato a scrivere “Il muro invisibile” dopo la morte dell’adorata moglie per vincere la depressione in cui era caduto, ma anche per lasciare una traccia del passato e di sé ai posteri. “Il giardino dorato” è stato scritto con la consapevolezza della fine, della vecchiaia che non lascia spazio al futuro, con la morte che ormai è una costante, con la consapevolezza che il tempo sta per giungere al termine. Per questo motivo parla anche del degenero fisico e mentale, di come in pochi anni da nonageriano l’uomo abbia dovuto far i conti con un deperimento inaspettato e ai suoi occhi impensabile. Il titolo del componimento trae origine invece del salice dorato che per il narratore ha simboleggiato l’amore allo stato puro. Dell’intera trilogia questo può considerarsi l’elaborato più riflessivo, lo scritto che “tira le somme”. Dopo aver imbastito la storia della sua nascita nel 1910 in questo paesino in Gran Bretagna, aver narrato dell’emigrazione negli Stati Uniti e degli anni dell’età adulta, il naturalizzato americano, conclude la sua impresa con un occhio maggiormente critico e clinico, bilanciando e trasmettendo emozioni forti. Soprattutto in merito a quel che significa una perdita, qualunque essa sia.
Il volume arriva, con forza disarmante. Commuove, fa sorridere, fa riflettere. Il lascito migliore, grazie Harry.

«Ciò che abbiamo amato profondamente e ci ha reso felici non potremo mai perderlo, perché tutto quello che amiamo profondamente entra a far parte di noi.» cit. Helen Keller

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Commenti

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Bella presentazione, Maria. Non avevo mai sentito parlare di questo autore.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
24 Febbraio, 2018
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Scoperto per caso anch'io Emilio e grazie a una little free library :-)
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