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La difficoltà di essere vittime.
“Chiedere perdono richiede più coraggio che sparare, che azionare una bomba. Quelle sono cose che possono fare tutti. Basta essere giovane, ingenuo e avere il sangue caldo.”
Si, chiedere perdono non è facile, specialmente quando si raggiunge, dopo lunga riflessione, la consapevolezza di avere commesso tragici errori, di aver procurato dolore immenso ad altri, di averne tragicamente mutato le sorti e le prospettive di vita.
Nel suo bellissimo romanzo “Patria” Fernando Aramburu descrive il dramma che sconvolge la vita di due famiglie basche, legate da profondi sentimenti di amicizia, che si trovano improvvisamente schierate politicamente su fronti opposti. Non c’è nulla che possa dividere o unire più della passione politica e trovarsi su campi avversi può significare distruggere anni di concordia, di affetto reciproco, di leale confidenza. È quanto accade alle famiglie di Joxian e del Txato, all’indomani dell’assassinio di quest’ultimo a opera dell’ETA, nelle cui fila milita Joxe Mari, figlio di Joxian e Miren. Di solito ciò che più colpisce in un attentato terroristico è l’efferatezza del crimine, la morte delle vittime colpite, ma poco ci si sofferma sulla sofferenza delle vittime sopravvissute, su come la loro vita cambi, sconvolta da una vicenda così tragica. Sui familiari superstiti, poco si dice o quanto meno se ne parla brevemente e superficialmente. Ma il terrorismo è un atto che di per sé si estende ad un più vasto numero di persone e non è solo mirato a generare paura nella popolazione innocente, è una azione portata avanti con un pretesto ideologico esasperato e male interpretato che trova il sostegno di una parte contro un’altra e travolge soprattutto i familiari, vittime silenti. Quale sarà la vita degli orfani, delle vedove, dei padri?
Aramburu scrive con equilibrio e pacatezza, denunciando, attraverso i suoi personaggi, l’inganno di ideologie che diffondono l’odio e combattono con la violenza, eppure non risparmia pagine che denunciano le vergognose torture alle quali lo stato democratico sottopone i sospetti.
Splendide le figure femminili di questo romanzo, da Bittori a Miren a Arantxa a Nerea. Figure dal carattere deciso, volitive, pronte ad affrontare i momenti più difficili con coraggio e caparbietà , facendo dell’orgoglio un punto d’onore, dal quale non recedere mai. E nella tragicità della vicenda, i personaggi maschili mostrano più di una fragilità, da Joxian a Gorka, che trova nella poesia un rifugio che lo tenga lontano dalla violenza della vita. E Joxe Mari, il terrorista, colui il quale aveva combattuto e sbagliato per seguire un falso ideale è quello che paga con la perdita della libertà e porterà indelebili sul suo corpo i segni dei suoi errori e della abietta repressione di un regime che si dice democratico.
Un romanzo coinvolgente, che indigna e commuove, che conduce con la passione dei suoi personaggi in un mondo di esperienze memorabili.
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Commenti
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Devo ammettere che prima non avevo ami sentito parlare dell'autore.
Grazie mille,
Manuela
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Chiara