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Soffocare
 
Soffocare 2018-02-20 13:56:12 Lyda
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Lyda Opinione inserita da Lyda    20 Febbraio, 2018
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Si nasce soli e si muore soli.

L'autore narra con una scrittura diretta e molto colorita la vita disadattata di un giovanotto americano che ha un lavoro poco remunerato pertanto inventa uno stratagemma per racimolare soldi e pagare così la retta della clinica psichiatrica in cui è ricoverata la madre.
Dalle pagine di questo scrittore statunitense che arrivò al successo con il primo romanzo “Fight Club”, divenuto best-seller, emerge un'immensa e devastante solitudine: nessuno resta immune dalla descrizione cruda e a tratti volgare di una vita di stenti che combatte - o crede di farlo - quel lento e deprimente 'navigare a vista' tramite l'inconscio meccanismo di sesso-dipendenza.
“Si nasce soli e si muore soli”
L'esistenza umana è un insieme di persone e conoscenze più o meno approfondite ma dentro a ognuno di noi, nel nostro profondo essere, siamo completamente soli, che ci piaccia o no.
E il protagonista, Victor Mancini, di persone ne incontra moltissime ogni giorno, soprattutto di sesso femminile, vista la sua patologia, ma rimane comunque sempre carente d'affetto e alla perenne ricerca di qualcosa o di qualcuno.
E' interessante il tratteggio narrativo del personaggio bambino e delle avventure scapestrate al seguito della madre pazzoide che ruba, si prostituisce, vive di espedienti ma che comunque vuole davvero bene a suo figlio e prova ne è il fatto che quest'ultima, ogni volta che il piccolo viene affidato a una famiglia cosiddetta regolare si lancia in rocambolesche imprese per riprenderlo con sé.
Nel libro vi sono citazioni da considerarsi perle di saggezza, da tenere bene a mente.
A caso:
“Finché non trovi qualcosa per cui lottare, ti accontenti di cose contro cui lottare.”
“La gente è pronta a fare i salti mortali se solo la fai sentire onnipotente.”
“E' patetico come non siamo capaci di convivere con ciò che non comprendiamo, neghiamo l'esistenza di ciò che non sappiamo spiegare.”
“Una volta oltrepassato un limite è impossibile fermarsi e non c'è via di fuga per chi vive in fuga.”
Al romanzo scritto con una penna di un'impudenza volutamente sgarbata 10 anni fa fece seguito l'adattamento cinematografico scritto e diretto da un regista debuttante, Clark Gregg.
Il film presenta tra l'altro una simpatica curiosità: in una delle ultime scene, sull'aereo, seduto accanto al protagonista appare lo stesso Pahalaniuk.

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