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Un uomo chiamato Menzogna
Difficile dare un giudizio su quest'opera di Emmanuel Carrère. Sebbene all'inizio sembra esserci la chiara intenzione, da parte dell'autore, di indagare a fondo i motivi che hanno portato il protagonista di questa storia vera a fare quello che ha fatto, procedendo nella lettura questa si trasforma in una sorta di freddo resoconto dei fatti. È chiaro che l'autore abbia capito (come lui stesso ammette) di non essere in grado di dare un giudizio su questa tragedia e sul suo autore, personaggio controverso fin dalla sua prima giovinezza.
Questo libro avrebbe avuto tutt'altra forza se avesse almeno tentato di scavare più in profondità, e non limitandosi a fare una cronaca dei fatti. È un peccato, perché lo stile dell'autore è molto valido e lascia intravedere potenzialità notevolmente maggiori, che evidentemente sono state riposte nel cassetto per il timore di dare un giudizio su questa storia tragica e delicata. Avrebbe potuto dare spunto a tantissime riflessioni, ma il modo in cui l'autore la affronta manca degli input necessari a stimolare la mente del lettore.
Il protagonista, Jean Claude Romand, è il classico tipo al di sopra di ogni sospetto. È una persona molto gentile, disponibile, con una bella famiglia e un lavoro importante in cui afferma di essere una figura di spicco. Lui. Peccato che gran parte di tutto questo sia una menzogna, che porta avanti fin dai tempi dell'università.
Sì, Jean Claude Romand non è quel che dice di essere, nemmeno un po'. Non si è nemmeno laureato. Quella di aver superato l'esame del secondo anno è stata la prima, grande bugia, che lo ha messo su un sentiero fatto di menzogne che non potevano avere altro capolinea che la rovina.
Ma la rovina che attende il "dottor" Romand è ben peggiore di quel che ci si potrebbe attendere. Fingerà di essere un medico per tantissimi anni, fingendo di andare al lavoro ogni giorno, e tirerà avanti coi risparmi dei suoi familiari e amici, che glieli affidano convinti che sappia investirli nel migliore dei modi. È un tipo affidabile, il Jean Claude Romand che conoscono loro. In realtà, quei soldi non faranno altro che finanziare le sue menzogne per tanto tempo, menzogne che data la loro entità sono durate un tempo inspiegabilmente lungo. Come potevano le persone a lui vicine non accorgersi dei suoi segreti, delle sue stranezze?
Quando Jean Claude si accorge che tutto sta per venire a galla, comincia a vedere nel suicidio l'unica soluzione sensata; dopo un po', ne trova un'altra infinitamente peggiore. Uccide sua moglie, i suoi bambini, i suoi genitori. Perfino il cane. Nella distruzione di tutto ciò che ha di più caro, inspiegabilmente, trova la via di fuga.
L'uomo che si è reso vettore di tanta malvagità non ne sembrava assolutamente in grado, neanche quando le sue colpe sono state accertate. A me è sembrato un uomo incapace di essere sincero, completamente immerso nelle sue bugie e che non riesce a smettere di fingere neanche quando non ha più nulla da perdere.
"Quando entrava in scena nella sfera privata, tutti pensavano che avesse appena lasciato un'altra scena, dove svolgeva un altro ruolo - quello dell'uomo importante che gira il mondo, frequenta i ministri, viene invitato a cene ufficiali in sontuose dimore -, ruolo che uscendo sarebbe tornato a interpretare. Invece non esisteva un'altra scena, un altro pubblico davanti al quale recitare quell'altro ruolo. Fuori, era completamente nudo. Tornava all'assenza, al vuoto, al nulla che per lui non costituiva un incidente di percorso ma l'unica esperienza della sua vita. La sola che abbia mai conosciuto, credo, anche prima di ritrovarsi al bivio."
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Commenti
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Io penso gli darò un'altra occasione, con la biografia che ha scritto di Philip K. Dick. Vedremo.
Vale.
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