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Scappare dai ricordi, dagli errori? O affrontarlI?
«Sarà così per qualcuno, padre, ma non per noi. Axl e io desideriamo riavere i bei momenti vissuti insieme. Ne siamo stati derubati, come se un ladro nottetempo fosse entrato in casa a portarci via quel che avevamo di più prezioso.»
La caratteristiche che maggiormente contraddistingue e colpisce di Kazuo Ishiguro è la grande versatilità nella scrittura. In ogni sua opera, infatti, il lettore resta immancabilmente colpito dal mutare della stessa, dal suo evolversi, dal suo manifestarsi in modo diverso, in postille di differente entità e valore. Peculiarità, questa, che ho riscontrato in tutte le opere del medesimo lette.
Dal punto di vista della trama “Il gigante sepolto” si propone al grande pubblico come un romanzo a metà tra lo storico e il fantasy e ancora di più come una metafora. Avvalorato da un linguaggio cavalleresco, questo ha una partenza lenta, fiacca, oserei dire, tanto che gli episodi faticano a conquistare. Poi, la nebbia, i pensieri sconnessi e dimenticati, le paure, i litigi, i disguidi, i prodi eroi, cominciano a prendere forma e a ricomporre quel puzzle che la memoria ha inspiegabilmente scomposto, dimenticato. Da questo momento il componimento diventa una ricerca interiore, una ricerca nei ricordi, una ricerca che deve portare a sconfiggere trappole e nemici, mostri e timori, errori e incomprensioni. Il tutto è accompagnato da un contesto sociale stratificato e difficile, un mondo in cui gli ideali e la fedeltà al re, deludono, rammaricano, tradiscono.
È uno scritto sull’odio sepolto ma ancora vivido e sull’amore di quegli amanti che saranno uniti oltre la traversata. È un testo che arriva a fasi, che coinvolge e commuove nella sua conclusione, è un elaborato che si pone e pone interrogativi perché è chiaramente pensato da un uomo, prima che da uno scrittore, che a sua volta si domanda cosa quel dopo riserverà, sul come proteggere quell’amore unico e inestimabile.
Da leggere a piccole dosi e con la giusta predisposizione d’animo perché può riservare molto ma è necessario avere a disposizione i “giusti occhi” per vedere.
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Non ho però letto questo libro : probabilmente non raggiunge i livelli alti della produzione dello scrittore.