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Possbilità e limite
In questo libro fatto di racconti interconnessi scritti sorvolando le vite di vicini, parenti, amici, conoscenti c'è una panoramica dell'esistenza fatta di gioie, dolori e soprattutto di tenerezza. E' lo sguardo partecipe e compassionevole che rende la lettura accattivante. Il romanzo non va mai a fondo nelle vite dei personaggi, ma le scorre e vorrebbe cogliere l'insieme soprattutto nei suoi aspetti più poetici. La scrittura come quella di Haruf è fatta soprattutto di dialoghi con la parte descrittiva ma anche narrativa ridotta all'osso. A volte sorvolare troppe vite a questo modo senza addentrarsi in nessuna implica un restare alla superficie di ogni esistenza per cui dire tutto va bene, tutto è possibile è una soluzione di comodo buonismo.
Devo dire che anche se la scrittura della Strout come quella di Haruf è di altissimo livello, leggere tutti questi dialoghi risulta stancante. A volte ho percepito un fastidioso retrogusto di pettegolezzo paesano. Certo è difficile mantenere alto il livello delle innumerevoli conversazioni per tutto il romanzo senza mai cadere o nel banale o nel letterario. Per dire la verità, non ho gradito ad esempio la presenza di Lucy Barton, alter ego dell'autrice tra i personaggi e il fatto che sia mitizzata nel paese, anche se non in famiglia. L'ho trovata di cattivo gusto. E nemmeno mi è piaciuta la albergatrice che sputava nella marmellata dei clienti e certe conversazioni tipo quella della casa-pene.
Comunque il romanzo è di facile lettura, piacevole e decisamente consigliato.
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