Dettagli Recensione
Nana e Satoru
«Tutto d’un colpo Yoshime sentì un morbido nodo alla gola. Pensò che, anche solo per avergli dato per nonna una vecchina tanto comprensiva, poteva amare a vita quei genitori a cui di lui non importava un granché» p. 110
L’incontro tra Nana, un gatto randagio con una bizzarra coda a forma di sette e il manto bianco chiazzato di nero, e Satoru, si consuma presso la station wagon grigia di quest’ultimo. È un rapporto che ha inizio con qualche semplice scambio di croccantini e umido, con qualche fusa e coccola rubata e che si consolida con un incidente stradale che comporta la rottura di una zampetta del felino. Da questo momento tra Satoru, che da tanto impedisce a chiunque di avvicinarsi, e Nana, che a sua volta non è abituato all’affetto di queste creature erette, si stabilisce una profonda amicizia che riempie la loro vita. Passano i mesi, passano ben cinque anni, ormai il loro legame sembra consolidato eppure, in realtà, qualcosa improvvisamente cambia: Satoru perde il lavoro e preoccupato per le sorti dell’amico a quattro zampe, decide di trovargli un nuovo padrone tra le sue vecchie amicizie.
A bordo della vettura che li ha uniti, persona e micio, partono alla ricerca di un nuovo compagno di avventure che possa prendersi cura del secondo, rendendosi però sempre più conto che la loro strada non può essere divisa. Si susseguiranno ancora tuffi nel passato che permetteranno al lettore di conoscere della vita del protagonista ma anche di rendersi conto che in verità sarà quest’ultimo ad arricchire l’esistenza di tutti quei personaggi che città dopo città rincontrerà insieme (e a causa) al suo inseparabile amico a quattro zampe in un Giappone pieno di colori, profumi e fascino.
Sarà quando il viaggio giungerà quasi alla fine che il vero motivo della separazione vedrà la luce e sarà anche in questo momento che i due matureranno il fatto di non poter fare a meno l’uno dell’altra. Qualunque cosa accada non possono e non vogliono essere separati.
Con “Cronache di un gatto viaggiatore” Hiro Arikawa dà vita ad un romanzo che è un perfetto connubio fra dolcezza e emozione. Perché ci sono incontri che sono destinati a durare, a lasciare il segno, incontri che riescono a cambiare la giornata di qualcuno nonché la sua stessa esistenza. Non importa il come, il quando, il perché, semplicemente accade. È una storia delicata, che si sviluppa in modo graduale e che oltre che al rapporto tra uomo-animale riesce ad affrontare molteplici tematiche con quella delicatezza che è propria esclusivamente degli autori giapponesi. Tra le pagine di questo libro troviamo l’amore, l’amicizia, le problematiche familiari, la fiducia, la delusione, la morte, la perdita, la volontà di andare avanti e molto altro ancora.
Battuta dopo battuta siamo trasportati in un viaggio di formazione e di ricerca, un percorso in cui il mondo esteriore non è altro che lo strumento con cui sviluppare, scoprire e portare avanti il proprio viaggio interiore, affinché quel bisogno di ritrovarsi e ricercarsi possa trovare soddisfazione. Satoru e Nana non sono più due entità distinte che occupano di uno spazio comune in cui si cercano al momento del bisogno, vivono, adesso, le situazioni, insieme in un crescendo costante e perpetuo perché si sono riscoperti, perché sono cresciuti, perché sono divenuti una cosa sola.
Al tutto si aggiunge una penna evocativa e silenziosa che ha la capacità di mostrare senza spiegare tanto da far figurare con concretezza nella mente e negli occhi di chi legge sia l’anima del padrone quanto quella del felino. L’uomo non è più solo il salvatore, assume connotati e caratteri tanto fisici che caratteriali come a sua volta il gatto acquista personalità tingendosi di aspetti ironici, sarcastici, simpatie e antipatie che fanno commuovere e sorridere. Abbiamo di fronte un ragazzo profondo e dai lunghi silenzi e un gatto che parla con gli occhi, che comprende le azioni e le circostanze che si susseguono e che crede in quello che è il suo umano.
Evocativo, armonico, dipinto seppur non ricco di azione, introspettivo, nostalgico.
«Il mare è il luogo a cui pensi quando sei lontano» p. 117
«Il mio mondo girava intorno all’appartamento di Satoru e il mio territorio aveva un raggio d’azione davvero microscopico. Per essere il territorio di un gatto era abbastanza ampio, ma paragonato alla vastitià di questo mondo era piccolissimo. Nel mondo ci sono molti più paesaggi che scompaiono senza che un gatto li veda nemmeno una volta prima di morire»
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |