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Auster in vena di chiacchiere
Non è un libro all'altezza della fama dello scrittore statunitense, e soprattutto all'inizio si ha la sgradevole sensazione di leggere un lavoro da dilettanti, farcito com'è di clichè letterari.
La narrazione, tra alti e bassi, non decolla e si rivela qualcosa di raffazzonato, con un racconto senza capo né coda inserito nel romanzo che finisce com'era iniziato, nonché varie digressioni scritte, si direbbe, sotto la spinta della noia più che dell'ispirazione, da un Paul Auster in vena di chiacchiere oziose.
Una buona dose di sentimentalismo si aggiunge poi al quadro già fosco di un pessimismo esistenziale che è notoriamente l'altra faccia del sogno americano.
Di buono c'è, giusto nelle ultime pagine, qualche passaggio toccante nel confronto tra due generazioni, nel dialogo affettuoso tra due anime ugualmente ferite; troppo poco per considerare il romanzo degno di essere letto.