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Il medico dei lebbrosi
Albert Schweitzer, uno dei protagonisti del testo teatrale, è un uomo esistito nella realtà, una figura carismatica e estrema che lasciò ogni cosa per mettere su un ospedale in Africa dove curare i lebbrosi. Ma uomini come Schweitzer sembrano curare più che il corpo, l'anima delle persone con cui vengono a contatto imprimendogli una specie di marchio per cui poi nonostante la propria natura limitata e egoista tali persone si sentono di non poter essere da meno del dottore e lo seguono malgrado la pochezza dei loro desideri e sogni assecondando il sogno altrui di un amor più universale.
Questo è quindi un libro sull'amore e sui diversi modi di intenderlo. Esiste tra tutti i modi un punto di incontro, quello che fa decidere all'infermiera Maria, che non si considera particolarmente caritatevole, di restare a prestare servizio nell'ospedale. L'amore diventa qualcosa di più grande dell'amore di coppia, anzi porta a sacrificare cioè a mettere in secondo piano l'amore di coppia per cui la presenza dell'altro diventa secondaria al pensiero dell'altro e l'amore alla fedeltà all'idea dell'Amore. Un amore personale sarebbe un tradimento all'idea più grande. E l'idea dell'Amore richiede il sacrificio personale e dei propri più piccoli sogni.
Il testo è bello e interessante, per quanto a me resta sempre difficile la lettura di un'opera teatrale rispetto alla normale narrativa con le sue descrizioni e il suo accompagnarti per gradi dentro la storia.