Dettagli Recensione
un affresco popolare di profonda umanità
PATRIA di Aramburu, 600 pagine che meritano tantissimo.
Tratta dei Paesi baschi, dell’Eta, di famiglie devastate dal terrorismo di quegli anni.
Roba passata? che non ci riguarda? non è così.
In realtà è un libro fantastico , per come è strutturato, per il linguaggio scelto ( un linguaggio quotidiano,popolare, concreto, che scivola insensibilmente dal tu all’io, alla terza persona con un gioco stilistico semplice ma assolutamente incisivo), per come racconta tutti i molti personaggi a capitoli alterni, dandoci con questo gioco tridimensionale uno specchio in cui nessuno è davvero innocente, nessuno è totalmente colpevole e tutti sono dannatamente umani.
Ci si innamora pian piano di tutti i personaggi – sostanzialmente due famiglie prima molto amiche e poi molto/troppo nemiche nello stesso paesino, l’ostracismo, i dolori, i segreti, i pozzi di mistero che ognuno si porta dentro. Un grandissimo libro, pieno di pietà e di ironia, ma anche divertente e terribile insieme.
Un linguaggio che ricorda vagamente ( molto vagamente ) Elsa Morante de La storia o persino Mercè Rodoreda per il suo essere aderente al quotidiano e che è la chiave di forza di quest’opera.
Una riflessione sui nostri tempi, sul nazionalismo, sulla scelta del terrorismo ( e qui anche noi abbiamo da riflettere), sullo stare insieme in una comunità coesa ma straziata dai veleni dell’indipendentismo. E sulla vita piccola delle persone ( l’orto, il gatto, la cucina, il bar, le gite in bicicletta,gli amori,i sogni) delicato, profondo, a volte straziante, ma sempre col vento della vita in faccia.
Mi riesce difficile parlarne meglio di così ( è un libro che solleva tumultuosa sorpresa e stupore), ma vi prego leggetelo, leggetelo, ma davvero, leggetelo.
Ci sono caratteri che pochi – meglio di Aramburu – riescono a descrivere meglio con un gesto, un pensiero, un tic, uno striscio di sguardo, è una grande commedia umana in miniatura, densa di sentimenti, di emozioni, di verità.
ah, leggetelo!
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