Dettagli Recensione
Nel paese degli ultimi
Paul Auster è un autore che mi intrigava già da parecchio, poi in seguito al successo di 4 3 2 1 ho deciso di tentare il mio approccio con lui. Ho scelto questo libro perché il titolo mi intrigava e anche per la sua mole contenuta, che ritenevo perfetta per rompere il ghiaccio.
Cosa dire, Auster è sicuramente un autore valido e leggerò sicuramente altre delle sue fatiche. Tuttavia, anche se "Il paese delle ultime cose" è un'opera che si sviluppa su un tema e una storia interessanti, non ha mantenuto del tutto le mie aspettative.
L'atmosfera ricorda un po' quella de "La Strada" di McCarthy: sicuramente meno apocalittica, ma la miseria in cui sono immersi gli uomini di questo "paese" distopico sembra essere molto simile. Mi ha ricordato anche "Cecità" di Saramago, in certi tratti, anche se non saprei dirvi precisamente per quale motivo.
L'abilità dell'autore nel dipingere questo mondo è comunque notevole, e ci si fa perfettamente l'idea di quel che vuole descrivere sia per quanto riguarda i luoghi che per gli stati d'animo. Eppure, il romanzo manca di quel qualcosa che possa renderlo indimenticabile, quel qualcosa che ti rimane dentro anche una volta che hai chiuso il libro. Inoltre, quello che da' titolo al libro mi sembra un concetto non sviscerato abbastanza, anzi.
Anna Blume parte verso il paese delle ultime cose alla ricerca di suo fratello William, un reporter che era stato inviato lì per inviare dei resoconti sulla situazione disperata in cui versa quella terra, ma che non ha mai fatto arrivare una riga. Tutti sembrano volere che desista dalla sua decisione; il Paese è un luogo da cui mai nessuno ha fatto ritorno, abbandonato a se stesso dall'indifferenza del resto del mondo, una sorta di globo a sé stante che si va mano a mano disgregando. Sottoposto continuamente a sovversioni di governo e alla sparizione di cose che cessano di esistere all'improvviso sia nella realtà che nella mente degli abitanti, quel luogo è il palcoscenico di un'apocalisse circoscritta, in cui tutti sono in povertà e barcollano tra la vita e la morte. In quella terra non sembrano esserci ricchi, o meglio, ci sono ma non si vedono mai; relegati in un paradiso invisibile che sembra impossibile da trovare in un posto come quello, eppure deve esserci. Come se il benessere non avesse il coraggio di mostrarsi.
Nel paese tutto è grigio, senza speranza, e tutti gli uomini che lo abitano sembrano vivere nella stessa miseria, nella stessa situazione disperata, riuscendo a stento a sopravvivere. Anna si ritroverà ben presto nella stessa condizione: una volta esauriti i risparmi si ritroverà a vagare per le strade, alla ricerca di qualche cianfrusaglia da rivendere in mezzo all'immondizia abbandonata, come tutti gli altri.
Come altre opere dello stesso genere, "Il Paese delle ultime cose" prova a mettere in risalto la totale mancanza di scrupoli che pervade gli esseri umani quando si trovano immersi nella miseria, quando anche la più piccola cosa è necessaria per sopravvivere. In queste condizioni Anna rappresenta la ribellione, la disperata ricerca di portare un po' di normalità straniera all'interno di quella terra perduta; ma sarà quella terra a consumare lei lentamente, insieme a quasi tutte le sue speranze.
"A un certo punto le cose si disintegrano in sozzura, polvere o rottami, e quanto rimane è qualcosa di nuovo, qualche particella o agglomerato di materia che non si riesce più a identificare. Rimane un pezzetto, un granello, un frammento del mondo che non c'è: un nulla, una cifra di infinito."
Indicazioni utili
Cecità di José Saramago
Commenti
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avevo notato la severità della tua recensione. Su Auster non ti saprei rispondere... personalmente devo ammettere che come autore mi ha incuriosito, difatti ho già acquistato Mr. Vertigo.
Vale.
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Anche io ho trovato questo libro non eccelso, anzi, sono stato più severo di te. Secondo me Auster è più furbo che santo.