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Incredulità perfettamente sospesa
Se è cosa nota che un libro non va giudicata dalla copertina, questa regola dovrebbe valere anche per la sinossi. Ma allora su quale base va scelto un romanzo?
Personalmente do molto credito alle opinioni di altri lettori, specie se in linea di massima affini alle mie. E sono state proprio (o meglio, solo) le recensioni positive ad attirarmi verso “Il circo della notte”, perché se mi fossi limitata alla trama proposta dalla Rizzoli, di certo non avrei mai acquistato questo romanzo.
Ora, non intendo inimicarmi un’altra casa editrice, ma resta il fatto che la sinossi scelta, seppur corretta, non esplica a sufficienza il contenuto al lettore, e così facendo lo allontana dall’acquistare un libro davvero unico.
La trama è composta da più filoni che, almeno nella prima parte del romanzo, sembra scollegati per poi confluire in una sola storyline grazie al Cirque des Rêves.
La storia principale si focalizza su Celia e Marco, e in special modo sulla sfida a cui li hanno vincolati i loro maestri, Alexander e Prospero; costoro praticano due tipi molti diversi di magia -il primo crede che chiunque la possa apprendere se si applica a dovere nello studio, mentre il secondo è convinto sia un’abilità innata ed ereditaria- e da tempo immemore si impegnano a preparare degli allievi da far scontrare per decretare quale sia il metodo migliore. Con tali premesse, quando a Prospero viene affidata la figlioletta, subito convoca l’antico avversario per dare il via ad una nuova sfida.
La seconda storia è incentrata su Bailey, un giovane pieno di dubbi sul proprio futuro che si sente inspiegabilmente attratto dal Cirque des Rêves. Questa storyline è inizialmente in ombra rispetto alla principale, ma con il proseguo del romanzo acquista sempre maggiore importanza: sembra quasi che le storie dei due sfidanti e di Bailey si rincorrono in un continuo crescendo, fino a convergere nello stesso tempo e luogo.
Infine alcuni capitoli pongono come protagonista lo stesso lettore, permettendogli di visitare i vari tendoni del Cirque des Rêves, e dietro questa storia si cela abilmente un narratore del tutto inaspettato.
In generale, tutti i personaggi risultano interessanti e ben sfaccettati, e l’ottimo lavoro nella caratterizzazione si può notare soprattutto con i personaggi secondari. L’unico difetto (del tutto soggettivo) lo si riscontra quando Celia e Marco si innamorano e diventano una coppia, seppur molto problematica, perché questa parte si svolge in modo un po’ frettoloso e pare quasi che l’autrice abbia scordato di descrivere alcune scene; ironicamente ho apprezzato molto di più le altre coppie, seppur messe in secondo piano.
A rendere particolare la narrazione è il circo, che viene inteso come un’entità a sé, quasi come fosse esso stesso uno dei personaggi o meglio il risultato della somma di tutti coloro che vi si esibiscono, lo visitano e gli danno vita. Questo è reso possibile dalla straordinaria fantasia grazie alla quale la Morgenstern riesce ad ideare un’infinità di incredibili attrazioni.
Gli altri elementi più significativi sono certamente gli inattesi colpi di scena, che caratterizzano soprattutto la seconda metà del romanzo; la continua tensione che grava sulla sfida tra Celia e Marco, capace di mantenere anche il lettore in uno stato d’ansia; la particolare importanza data ai colori, sempre scelti con l’intenzione di dare un determinato messaggio.
I capitoli sono strutturati in modo da focalizzarsi su un solo POV, ma al contempo una stessa scena può essere descritta più volte da diversi POV, così da fornire nuovi elementi sulla vicenda.
Infine, per una persona riflessiva e concreta come me, è molto raro imbattersi in un romanzo capace di intrigare al punto di far scordare eventuali domande su dettagli lasciati volutamente sospesi o senza spiegazione. Il maggior pregio de “Il circo della notte” è proprio fornire date e luoghi precisi, eppure incantare il lettore con l’idea che tutto si svolta in un altro mondo: il mondo dei sogni.