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Teatro nel teatro, vendetta o perdono?
Arte e vita, da sempre connubio intrigante, sovente cadono in balia della propria fragile essenza.
Felix, brillante regista teatrale, ne assapora grandezza e decadenza, imprevedibilmente rigettato nell’ ombra dalla perfidia e dalla arroganza di chi aveva creduto fidato e vicino ( il suo impresario Tony ).
La sua era stata una vita sofferta, prima per la scomparsa della moglie, poi della piccola ed amata figlia Miranda.
Si era buttato nel lavoro con un’ idea nella testa, la realizzazione e la rappresentazione de “ La Tempesta “ shakespeariana per ottenere dalla sua arte ciò che non aveva potuto avere dalla vita.
Miranda sarebbe tornata per essere la figlia non perduta, il proprio angelo custode, d’ altronde…” il meglio dell’ arte scaturiva dalla disperazione “… e da …” una sfida lanciata alla morte “...
Poi il tradimento di Tony e la scoperta che si poteva facilmente sparire, essere dimenticati e dimenticarsi di quello che si è stati e si è fatto, dando voce ad un’ altra “ Tempesta “, vissuta nella propria testa e nella volontà di isolarsi, andando incontro a quel che della vita gli restava.
Dopo un periodo di lutto e riflessione sente il bisogno di avere un alter ego ( il signor Duke ), qualcuno esente dal suo triste passato, ed il progressivo desiderio di un clima domestico, in un sonno che resta agitato e può facilmente confondersi con la follia.
Ed allora, privato dei due grandi amori della sua vita ( la propria opera e Miranda ), da tempo calato in un silenzio pesante, ritrova la voglia, tremendamente umana, di darsi uno scopo nella riproposizione della sua “ Tempesta “ ( dopo dodici anni di esilio, come nel dramma ) e nel compimento della propria vendetta.
Entrambi si possono raggiungere con una grande messinscena ed un’ opera ardita, totalmente diversa, una realtà non reale, nella concreta possibilità offertagli di inscenare Shakespeare attraverso la propria arte e magia all’ interno di una prigione ( nella casa circondariale Fletcher ) e servendosi di galeotti per raggiungere l’ obiettivo primario.
Felix costruirà meticolosamente uno spettacolo nello spettacolo seguendo un doppio filo, sulla scena e nella vita, l’ isola della “Tempesta “ sarà un teatro ( la prigione ) e Felix-Prospero ( protagonista de “ La Tempesta “ ) il suo regista.
Tessera’ lentamente la propria tela perché la vendetta è un piatto che va servito freddo.
Come Prospero Felix e’ un uomo pieno di contraddizioni, ma chi è realmente? Saggio, umile, irritabile, sospettoso, compassionevole, gentile, attento? È accarezzato dai sogni, della cui sostanza tutti noi siamo fatti. Ma i sogni di cosa sono fatti?
Ecco crescere il contraddittorio, dalla vita del teatro al teatro della vita, una irrealtà reale in cui dei galeotti si fingono attori e recitano una parte nella parte per soddisfare l’idea di un’ altra “ Tempesta “ e gli stessi spettatori finiscono con il recitare, ignari protagonisti di uno spettacolo che è messinscena per fare espiare una colpa pregressa.
Arte e vita, un filo sottile ripreso e riproposto, una compenetrazione di ruoli ed inganni dove … “ più raramente ci si risolve al perdono che non alla vendetta “…. e … “ l’ illusorio è reale “…
Felix-Prospero ne tesse le fila, Ariel ( bellissimo personaggio de “ La Tempesta “ ) è uno spirito guida e ribelle, forse una sorta di musa, Miranda ( fin qui da lui tenuta in vita ) si scioglie negli eventi e finalmente è libera.
La sua “Tempesta “ si è fatta la loro “Tempesta “ e, come nel dramma shakespeariano, la messinscena della vendetta vale più di qualsiasi vendetta ( scongiurata nel finale ) ed il teatro nel teatro ne è un tema dominante.
Questo è il caos scatenatosi in “ Seme di strega “, un testo bellissimo per inventiva e spunti narrativi, conoscenza ed approfondimenti shakespeariani. Più storie, indirizzi ed interpretazioni sbocciati dal dramma primigenio ( “ La Tempesta “ ), emozioni e desideri originati dallo stesso desiderio, più tempeste figlie della stessa tempesta, attori inconsapevoli con copioni cangianti e vari protagonisti a rappresentare lo stesso protagonista, la messinscena di quella … “ vita breve circondata dal sonno “...
Ciascuno ha interpretato e vissuto un personaggio del dramma e la fine della rappresentazione è segnata da un giudizio personale di senso ed essenza ( per gli attori ) e da una riconciliazione con la vita ( per Felix ), perché il teatro rimane un grande strumento espressivo ed educativo.
Margaret Atwood reinterpreta Shakespeare con la delicatezza ed il rispetto dovuto ad un grande maestro riscrivendo a modo suo una storia unica attraverso una melodiosa, briosa, profonda e caleidoscopica prova d’ autore, con il giusto piglio ed il respiro profondo che tutte le bellissime storie dovrebbero possedere.
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Sono ancora alla ricerca del libro più adatto per cominciare a leggere l'autrice. Che sia questo ?