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Discriminazione immotivata ed amore disinteressato
“ Il buio oltre la siepe “, titolo italiano che sintetizza la paura dell’ ignoto ed i pregiudizi verso “ il diverso ”, è un romanzo con una trama semplicemente complessa ed una scrittura scorrevole e lineare.
Narrato in prima persona dall’ adulta Jane Louise “ Scout “ attraversa un arco temporale di tre anni ( all’ epoca aveva 9 anni ) ed e’ ambientato a Maycomb, immaginaria cittadina dell’ Alabama, durante la grande depressione degli anni ‘30.
Il racconto ripercorre scene di semplice vita famigliare, i giuochi d’ infanzia di Scout con il fratello Jem e l’ amico Dill ( in lui si cela la figura di Truman Capote, amico d’ infanzia della autrice ), l’ odio per la scuola, l’ inquietante ed enigmatico fantasma di Boo Radley , la malvagità di Bob Ewell , il complesso ed amorevole rapporto con il padre, l’ avvocato Atticus Finch, la figura generosa e saggia della governante Calpurnia.
Questa è la contea di Maycomb, un’ area agricola di un paese bruciato dal sole ed in cui non esistono stagioni definite, in cui l’ odio razziale è congenito, le donne hanno il dovere di tacere, gli uomini si nutrono di alcool, violenza gratuita e giustizia ad personam, ed ogni diritto umano pare da sempre estirpato ed estinto.
È qui che ha luogo l’ incredibile destino di Tom Robinson, nero ingiustamente accusato dello stupro di una ragazza bianca e per questo mandato a processo. Atticus Finch ne diverrà il difensore d’ufficio e tenterà di dimostrarne l’ innocenza contro il credo di una intera comunità e le infauste conseguenze annunciate.
Oltre una vicenda toccante emerge la purezza di un universo infantile ben presto disilluso e contaminato, assediato da incomprensione e noncuranza, votato ad una prematura maturità e ad un senso della Legge che si oppone a tradizioni obsolete, falsi moralismi, odio indiscriminato, perché in questo mondo profondamente ingiusto il tribunale rimane l’ unico luogo di pari opportunità.
Ecco che dopo una prima parte che sancisce l’ essenza dei personaggi, in un viaggio dell’ infanzia ( alla Huckleberry Finn anche se non con lo stesso piglio narrativo ) condito da giochi, sogni ed ironia ma inserito in un mondo di adulti e sottoposto a rigide regole comportamentali e di decoro, nella seconda parte la trama decolla nella teatralità del processo ed in un maniacale desiderio di vendetta.
Personalmente ho preferito questa parte, meno idealista e messianica, e ritengo le pagine di scambio e costruzione processuale l’ apice narrativo del romanzo.
Scout è un maschiaccio con la purezza innocente e giocosa dell’ infanzia, una strana saggezza impensabile per la sua età ( elemento simbolico ) ed una lucidità pensante contrapposta ai mali del mondo.
Atticus è la Legge nella propria accezione più pura, con una coscienza vivida ed una certa dose di pacatezza. È un uomo ed un padre singolare, non beve, non fuma, non pesca, legge, ma soprattutto e’ “ l’ avvocato dei negri “.
E poi innumerevoli personaggi a contorno espressione di un universo difforme e dicotomico, intriso di odio ed amicizia, innocenza e brutalità, tolleranza ed ignoranza.
Varie citazioni tra le righe, alcune un poco forzate e scontate a rilanciare un certo pathos in un luogo che pare privo di qualsiasi senso di umanità. Ed allora …” non possiamo capire una persona sino in fondo fino a quando non consideriamo le cose dal suo punto di vista…”, e ….” quella preoccupazione per il futuro che impedisce agli uomini di vivere il presente “… così come …non sappiamo mai bene le cose che succedono alla gente, i segreti che si nascondono dietro le case e le porte chiuse... “
Ma…” è doveroso tenere sempre la testa alta, non badare a quello che dice la gente ed imparare ad abbassare i pugni, lottando con la testa così come …” la coscienza è l’ unica cosa che non è tenuta a rispettare il volere della maggioranza ed …”il coraggio non è un uomo con un fucile in mano, ma quando sai di essere battuto prima di cominciare... “
Questo è l’ universo di Atticus e l’ insegnamento che Scout respira a pieni polmoni. Lei vive bene in questo mondo, con un padre che inizialmente aveva creduto capace di niente e che impara a conoscere, un uomo che le insegna che è sbagliato odiare chiunque, che c’è un solo tipo di gente, “ la gente “, e che nessuno nasce istruito, ma tutti devono imparare.
Questa è Maycomb, un angolo di semplice banale quotidianità e ricca complessità relazionale.
Una storia che alterna asciutte descrizioni a momenti di lirismo insperati, personaggi crudi che odorano della terra che brucia e che respirano della propria essenza.
Un linguaggio essenziale ma che sa anche essere poetico, un bel romanzo d’ insieme, pur non raggiungendo, a mio avviso, apici di scrittura e grandezza letteraria, come sovente si è letto e scritto.
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