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Le amarezze affogano nell'alcool.
E’ il primo dei sei romanzi di un autore prolifico (romanzi, poesie, racconti), ove Henry Chinasky (alterr ego di Bukowsky) narra le vicissitudini maldestre del suo impiego alle poste di Los Angeles, prima per tre anni agli inizi degli anni ’50 e poi per circa dieci anni dal ’60. “Post office”, oltre ad offrire un quadro impietoso degli uffici postali dell’epoca, mette in particolare a nudo le insofferenze di un personaggio, il Chinasky, a fronte di un lavoro metodico, ripetitivo, poco remunerativo e spersonalizzante. Chinasky è un ubriacone, la bottiglia di vino, le lattine di birra (consumate in confezioni da sei), i superalcoolici non raramente di bassa qualità sono gli inseparabili compagni della sua vita e della vita delle donne che a lui temporaneamente si accompagnano. Non c’è speranza, non ci sono raggi di luce, eppure ….. Eppure nel personaggio apparentemente ridotto quasi a robot mal funzionante si nasconde un uomo che sembra nascondere in sé la certezza di essere superiore a quelli che lo comandano a bacchetta ed in genere alla massa di umanità vociante e folle che gli passa accanto…. E pensare, sembra dire, che la vita è così semplice ….. Nell’alcool affoga l’amarezza, nel degrado in cui vive sembra trovare una sua dimensione. L’unica speranza è la scrittura, e le ultime righe del romanzo ne sono la testimonianza : “Alla mattina era mattina e io ero ancora vivo. Magari scrivo un romanzo, pensai. E lo scrissi.”