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Controllo
Quando George Orwell nel 1949 – data della prima pubblicazione – dette luce a “1984” mai avrebbe pensato che le sue parole potessero rivelarsi tanto profetiche quanto reali e di ispirazione. Molteplici sono i romanzi che hanno tratto spunto dalle opere del passato, molteplici sono i componimenti che anche involontariamente, ne rievocano le sensazioni. Questo è un po’ quel che accade con “Il cerchio” di Dave Eggers classe 2014.
Sin dalle prime battute, infatti, il rimando a Orwell e ad altri scrittori del medesimo filone, è inevitabile. Soltanto che, in questo caso, Eggers, traspone e concentra le conseguenze del presente su un futuro nemmeno poi così lontano e dispotico se si pensa alla realtà in cui oggigiorno viviamo, una realtà scandita dai social network. Partendo da questo assunto, ed inevitabilmente estremizzandolo, l’americano concretizza e realizza una perfetta fotografia della società attuale.
Mae Holland, ventiseienne, viene assunta – su raccomandazione dell’amica universitaria Annie – al “Cerchio”, un luogo che non è solo e soltanto un posto dove il lavoro si estrinseca, quanto un vero e proprio centro di ricerca e gestione delle informazioni web nonché una location in cui materialmente il dipendente è chiamato a vivere. Il giudizio, infatti, sul rendimento è determinato tanto dall’effettiva produttività (calcolata al minuto su un indice di 100% quale valore massimo e 0 quale minimo e con una soglia di merito che non deve mai scendere sotto il 95%) ma anche dalle interazioni sociali a cui il medesimo operatore partecipa. Da un monitor, la ragazza, finisce con il trovarsi a lavorare con oltre 9 schermi, ed è chiamata a rendere nota qualsiasi informazioni ad essa attinente. Più interagisce, si iscrive ai vari gruppi, dialoga e risponde alle singole richieste degli utenti, più la sua posizione in classifica va a salire e a procrastinarsi ai massimi livelli. All’interno del Cerchio c’è tutto, dai centri benessere, all’assicurazione sanitaria per gli impiegati e i loro familiari, a controlli medici costanti che si estrinsecano di settimana in settimana e che tengono sotto controllo giornalmente, mediante degli appositi braccialetti, ogni funzione vitale degli stessi. Mantra dell’organizzazione è la trasparenza. Gli strumenti digitali non sono altro che il miglior mezzo per diffonderla, garantirla. Dunque, perché nascondersi? Perché celare? Perché avere dei segreti?
Di fatto, in questo sistema, “TUTTO QUELLO CHE SUCCEDE DEVE ESSERE CONOSCIUTO”, e dunque, “LA PRIVACY E’ UN FURTO. I SEGRETI SONO BUGIE: CONDIVIDERE E’ PRENDERSI CURA”.
Il risultato finale è che si perdono completamente le interazioni sociali, la vita diventa un film (un po’ come già nel quotidiano accade) e tutto quello che è realtà finisce col fondersi con la finzione. Indistinguibile è l’una dall’altra. E Mae, sarà l’emblema di questo risultato. Accetterà di farsi filmare 24 h su 24, perderà il confine tra il pubblico e il privato e sarà talmente parte del meccanismo che la visione di chi, come Mercer o i suoi genitori, al contrario ne è estraneo, sarà rifiutata, interdetta. Diventa, semplicemente autistica ad ogni emozione, stimolazione esterna. Significativi in questo senso sono alcuni passaggi dell’opera in cui i rapporti con l’amica di sempre Annie risultano sfalzati, non veritieri, artefatti, e nonché quelli con l’ex fidanzato e i genitori, figure che arrivano a rifiutare qualsiasi rapporto con lei, soprattutto a seguito della cena che si tiene presso l’abitazione natia della ragazza. Durante lo svolgimento di questa, la donna non alza la testa dal proprio dispositivo telefonico e, oltretutto, non resiste alla tentazione di condividere l’immagine del lavoro del vecchio compagno. In un’altra occasione, purtroppo, rivela anche alcuni aspetti dell’intimità dei genitori, carattere questo che porterà alla rottura di ogni legame. Vano, relativo e superfluo ogni tentativo di cancellare le riprese, perché al “Cerchio” nulla può venire meno. Deve stare tranquilla, Mae, tempo qualche giorno e la notizia passerà in secondo piano.
Con il proseguo dell’opera vedremo ancora come la trasparenza giunga a tramutarsi in controllo, anche politico. Il singolo non è consapevole di quel che fa nel collettivo così come il cerchio finisce con l’essere una entità che con i suoi tentatoli arraffa e divora tutto quel che trova sulla sua strada.
Ciò avviene mediante l’ausilio di un linguaggio a volte farraginoso e non molto fluente ma che si caratterizza e confà perfettamente a quelle che sono le vicende narrate. L’impressione può essere quella di trovarsi in un “reality show”, ma essendo le circostanze così vicine e palpabili, chi legge finisce con il ravvisarvi situazioni realmente vissute tanto che non può sottrarsi alla riflessione. E come il Cerchio risulta snervante per i protagonisti dell’opera – anche per quelli assuefatti – lo è anche per il lettore che si sente in gabbia, si sente destabilizzato. “Il cerchio” riesce a trasmutare l’avventuriero conoscitore nelle vicende, tanto che l’effetto del sistema è percepibile su pelle con ogni suo retroscena. Perfettamente calzante anche il finale.
In conclusione, una lettura riflessiva, intelligente, non frivola, destabilizzante, attuale e non così lontana.
«Mercer, il Cerchio è un gruppo di persone come me. Stai dicendo che in qualche modo siamo tutti in una stanza, in qualche posto, a sorvegliarti, a progettare il dominio del Mondo?»
«No. Prima di tutto, lo so che è tutta gente come te. Ed è questa la cosa più terrificante. Individualmente voi non sapete quello che fate collettivamente. Però, in secondo luogo, non dovreste fare troppo affidamento sulla benevolenza dei vostri capi. Per anni c’è stato un tempo felice in cui gli uomini che avevano il controllo dei più importanti canali Intenet erano davvero persone abbastanza perbene. O almeno erano rapaci e vendicativi. Ma io ho sempre avuto questa preoccupazione: e se qualcuno volesse usare questo potere per punire quelli che l’hanno sfidato?»
«Che stai dicendo?»
«Credi che sia solo una coincidenza se ogni volta che un membro del Congresso o un blogger parla di monopolio viene immediatamente coinvolto in una terribile controversia a base di sesso, pornografia e stregoneria? Per vent’anni Internet ha avuto la possibilità di rovinare chiunque in due minuti, ma nessuno, fino ai tuoi Tre Saggi, o almeno a uno di loro, si è mai proposto di farlo veramente. Vuoi farmi credere che questa per te è una novità?»
«Sei davvero paranoico. [...] Per cent’anni sono esistiti dei lattai che ti portavano il latte, dei fornai che ti portavano il pane…»
«Ma il lattaio non mi scannerizzava la casa!»
«E con questo? Non vuoi che la Charmin sappia quanta della loro carta igienica consumi?»
«No, Mae, è diverso. Sarebbe più facile da capire. Qui, però, non ci sono oppressori. Nessuno ti obbliga a farlo. Te li lasci mettere spontaneamente, questi lacci. E spontaneamente diventi del tutto autistica nella sfera dei rapporti sociali. Non raccogli più suggerimenti basilari della comunicazione interpersonale. Sei a tavola con tre esseri umani che ti guardano, tutti, e cercano di parlare con te, e tu resti incollata a uno schermo cercando degli estranei in qualche parte del mondo.»
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