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Ove, il gatto e il vicinato.
Ove ha sessantanove anni, ama la matematica ed è un uomo scontroso, che non tollera le chiacchiere, tutto d’un pezzo, che si dedica al rispetto totale delle sue abitudini e ad inflessibili regole di civiltà. Ma Ove è anche un uomo buono, un uomo che non può sottrarsi dall’aiutare il prossimo, anche se questo significa dover rinviare a non finire il suo proposito di raggiungere la coniuge. Da quando, infatti, la moglie Sonja è venuta a mancare, non c’è stato giorno in cui non abbia desiderato raggiungerla, non c’è stato giorno in cui non abbia desiderato poterla di nuovo abbracciare, di lasciarsi andare e cullare dal fragore delle sue risa. Certo, l’arrivo nel quartiere di una strana famiglia ma anche la presenza di non invitato coinquilino in casa, un gatto spelacchiato con cui sono venuti ad instaurarsi silenziosi dibattiti e scontri verbali seppur privi di parole, ed ancora, la riapertura di una vecchia faida avente ad oggetto il vicino Rune e la moglie Anita nonché i burocrati uomini dalla cambia bianca, fa si che ogni suo intento di solitudine, di isolamento, volente o nolente, venga meno. Come resistere, d’altra parte, allo sguardo indagatore di un gatto che sembra essere la reincarnazione di Sonja? Come sottrarsi all’appellativo attribuitogli da “tre” e “sette” anni? Come mantenere l’ordine in un centro abitato in cui tutti sembrano inclini al non rispetto persino delle più semplici norme di comportamento? Come, soprattutto, lui che ha trascorso la vita a combattere contro la burocrazia, può passare a miglior vita, senza far fronte ad una chiara ed inequivocabile dichiarazione di guerra? Non può.
Se poi ci aggiungiamo uno stile fluido ma anche conciso ed essenziale che consente di tratteggiare perfettamente tanto il carattere del protagonista quanto quello degli antagonisti, nonché attimi di profonda riflessione che si alternano a momenti di pura e semplice ilarità, il gioco è fatto. Il risultato finale è quello di una lettura che lascia il segno, acutamente leggera, che fa alternare al conoscitore momenti di commozione a momenti di risate convulse e irrefrenabili, ma anche profonde e importanti meditazioni sulla vita. E poi, non si può non amare il rapporto che si instaura col gatto. E’ fenomenale.
In conclusione, “L’uomo che metteva in ordine il mondo”, è un testo fresco, piacevole, intelligente, umano, comico, sincero e introspettivo. Da leggere.
"Possiamo occuparci della vita, o possiamo occuparci della morte, Ove. Dobbiamo andare avanti"
"Dai sempre in escandescenze quando litigo con gli altri" dice. "Lo so, ma stavolta va così. Dovrai semplicemente aspettarmi ancora un po', lassù, perché non ho tempo di morire proprio adesso. [..] Perché adesso, che il diavolo mi porti, è guerra".
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