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Donne, letteratura anglosassone e storia iraniana
Teheran, anni Novanta. La professoressa di letteratura anglo-americana Azar Nafisi è spinta a lasciare la sua cattedra universitaria dalle continue pressioni di una "Rivoluzione Islamica" che vuole infilare il naso nel suo programma d'insegnamento. Tuttavia la nostra protagonista, nonché voce narrante, non se la sente di abbandonare sul serio le sue studentesse. Inventa così una sorta di seminario privato, invitando le ragazze più valide, ogni giovedì pomeriggio, a raggiungerla nel salotto di casa sua per discutere di Nabokov, Jane Austen, Fitzgerald o Henry James. Così tra una pagina di "Lolita" e un brano di "Orgoglio e pregiudizio", tra un passo di "Daisy Miller" e una citazione de "Il grande Gatsby", l'autrice e le sue allieve trascorrono insieme due anni di intensa attività letteraria, discutendo di libri, stili e autori ma anche raccontando le loro vite, le paure, le speranze, i sogni in un paese in cui l'estremismo religioso prende pian piano il sopravvento togliendo loro dignità, diritti, velleità, privandole finanche della loro stessa femminilità. Protette dalle mura amiche, Azar e le altre possono spogliarsi da ogni velo, reale e ideologico, imposto loro dall'ottusità e dall'arroganza del regime, e sentirsi libere per qualche ora di essere se stesse, di mostrare le loro unghie dipinte, i jeans attillati, i trucchi e i monili, ma soprattutto di ridere, piangere, esprimere le proprie opinioni, lamentarsi di ciò che non va e confessare i propri desideri. Per queste donne la letteratura diviene un mezzo per evadere dalla realtà, una panacea dai mali che le affliggono, un luogo ideale in cui rifugiarsi per fuggire dal mondo che le circonda. Tuttavia i libri assumono anche un'altra funzione, divenendo uno strumento critico attraverso cui si può guardare la realtà, confrontarla, comprenderla meglio e, perché no, tentare di modificarla. "Leggere Lolita a Teheran" è un'importante testimonianza politica e culturale degli ultimi decenni di storia iraniana. Nel libro c'è posto anche per il privato, con un'eterogenea carrellata di vite ed esperienze personali delle protagoniste che, tuttavia, suscitano interesse quasi esclusivamente per il contesto in cui si trovano collocate. Il modo di raccontare di Azar Nafisi, più adatto ad un freddo saggio che ad un vero romanzo e spesso palesemente autocelebrativo, appare infatti piatto, povero di pathos, poco incline alla creazione della giusta empatia tra il lettore e le storie raccontate che, comunque, restano degne di nota. Dal punto di vista dell'analisi letteraria, l'opera punta autori di tutto rispetto, sviscerandone il meglio della produzione e proponendo un interessante confronto tra le opere e l'attualità iraniana. Peccato soltanto che l'autrice pecchi spesso di presunzione, dando per assodato la supremazia dei suoi autori preferiti su altri da lei considerati "minori". Nessuno mette in dubbio la grandezza di Fitzgerald, ma non si può far passare per verità assoluta la sua fantomatica superiorità su autori del calibro, ad esempio, di Steinbeck, protagonista assoluto del Novecento, scrittore tra i più amati a livello mondiale. Al di là di queste discutibili opinioni e di qualche piccolo difetto, il libro è comunque consigliato e se ne raccomanda la lettura soprattutto a chi ama il connubio tra storia e letteratura e a chi è interessato alla questione femminile nel mondo.
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