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L'immortalità letteraria: chi era Sordello?
Notturno cileno è un romanzo bellissimo come stile e profondo come contenuti ma non di facile comprensione sia per il fatto che ci sono molti riferimenti alla situazione politica e culturale cilena sia perché il romanzo sfugge già di per sé alla comprensione razionale sfociando in un fiume di immagini a volte oniriche e simboliche o di pensieri semi inconsci o anche in flussi di riflessioni filosofiche che svicolano dalla stretta razionalità. Molte immagini/scene/discorsi oltre che tingersi di surrealismo sono anche carichi di ironia.
Il libro parla dell’arte e dell’immortalità letteraria e il protagonista, l’io narrante è un prete-letterato-critico -modesto poeta ma uomo di grande cultura. Certe scene, anzi la maggior parte si svolgono nei salotti o a casa di critici famosi. Bellissima quella in cui il prete si trova a discutere con il critico di immortalità (letteraria): una immagine piena di ironia ma anche di senso di stanchezza per un mondo che spesso appare, pur nella difficile interpretazione delle pagine di Bolano, staccato dalla vita vera in modo doloroso e confinato in una specie di limbo che tende all’eternità. Tale eternità brilla in lontananza sullo sfondo della sua luce lunare come noia eterna. In un certo senso c’è per tutto il romanzo la sensazione di qualcosa di sbagliato. Di qualcosa di dolorosamente sbagliato che non è mai spiegato ma resta impresso come un’immagine o una sensazione onirica. Per esempio il giro del protagonista per le Chiese a valutarne lo stato. Le Chiese sono tutte protette dai piccioni e dalle loro pericolose deiezioni da un falco. L’immagine del falco è molto forte e suggestiva. Il falco che ghermisce il piccione /colomba fa un riferimento evidente allo Spirito Santo che viene ucciso e cacciato dalla sua dimora naturale. Altro riferimento è l’immagine dell’albero di Giuda in cui è appollaiato il falco nel sogno del prete-protagonista che rafforza e definisce meglio l'immagine simbolica del falco. Tradimento è il messaggio sottinteso. Ma tradimento da parte di chi e di cosa? Tradimento della vita, il continuo non vedere e tacere da parte del letterato (e anche del religioso) come se ci fosse una separazione tra letteratura/religione e realtà (Pinochet), che diventa avvallamento della menzogna e servilismo, cosa che rende la finzione letteraria ancora più falsa e vuota. Tradimento anche della religione (da parte di chi la rappresenta) nel suo vero spirito o comunque rinnegamento da parte dell’uomo di Cristo e del Vangelo ( il messaggio cristiano usa la bussola della verità). In questo senso Cristo sarebbe visto come centro e essenza della realtà e dell’umanità. Simbolica oltre che di un’ironia surreale la scena delle lezioni di marxismo impartite dal protagonista (che è un prete) a Pinochet e bellissime le righe in cui Pinchet e il protagonista guardano la notte e il prete-letterato spiega a Pinochet Leopardi traducendogli e spiegandogli L’infinito.
Pena di tutta questa vacuità è certamente la noia, la non esistenza, la scomparsa in una lapide marmorea che avviene dopo la morte e già prima attraverso le pagine di libri che sono già monumenti funebri di per sé.
Il libro è percorso dal ritornello: Sordin Sordello, ma chi era Sordello. Alla faccia dell’immortalità letteraria: pare che Bolano alluda a una doppia morte con quel ritornello: per sopravvivere (evidentemente per poco tempo) come mediocri letterati si muore pure preletterariamente come uomini.
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bellissima recensione, intensa e profonda come credo sia questo libro di Bolano.
Grazie.
Saluti
Riccardo