Dettagli Recensione
Il declino ghiandolare
Romanzo onesto, a suo modo, ma che non riesce a suscitare empatia, non soltanto per la specificità dell'argomento trattato (un po' datato visti i progressi della scienza sul campo) ma anche perché adopera il cliché usurato “uomo ricco e maturo/giovane brasiliana (sia pure ereditiera)” che rende inefficace e un tantino stucchevole qualsiasi scena o frase d'amore, per quanto ben scritta.
Il “declino ghiandolare” del cinquantanovenne Jacques Rainier, fonte inesauribile d'angoscia sviscerata in tutte le sue forme, interessa a livello puramente accademico ma non coinvolge, almeno fino alla seconda parte, quando entra in scena la “cloaca dell'anima”, vale a dire le fantasie a cui il protagonista fa segretamente appello per rinvigorire una virilità messa a dura prova dagli anni, a beneficio della tenera amante e del suo Ego (quest'ultimo fa continuamente, fastidiosamente capolino).
Ma forse è mancato il coraggio di andare fino in fondo e profanare una storia d'amore troppo limpida, con un personaggio femminile troppo sublimato per non suscitare nel lettore la voglia di vederlo un po' infangato: la caratura della narrazione, di sicuro, ci avrebbe guadagnato.
Invece Rainier inizia a corteggiare la morte sfidando la vita e i suoi doni beffardi, per amore ed orgoglio (“Le stai rifilando un pacchetto di valori che tra qualche anno non varranno più niente: te stesso”) e il romanzo si appiattisce inesorabilmente, deprimente ed egocentrico.
Indicazioni utili
- sì
- no