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se la fantasia prende il sopravvento sulla realtà
Nessuno è mai innocente, un crimine -in qualche modo- DEVI averlo commesso. Crederai a quello a cui vuoi credere, a quello che gi altri vogliono farti credere, sei facilmente convincibile e non sei in grado di sopportare una condanna più pesante di quello che ti aspettavi, di quello che ti sei mai immaginato di aver commesso.
L'imputato si dichiara colpevole, sa di non aver commesso alcun crimine se non l'adulterio con la moglie del suo superiore -se si può chiamare crimine- eppure confrontandosi, durante un gioco, con un giudice e un pubblico ministerò, finirà egli stesso per dirsi colpevole, perchè 'non vi è nulla di più alto, di più nobile, di più grande del momento in cui un uomo viene condannato a morte'. Allora l'imputato voleva solamente sentirsi un uomo o si è pienamente convinto di aver commesso un reato e di sentirsi in dovere di confessare?
Questo libro di Durrenmatt del 1986 e pubblicato da Adelphi fa riflettere su quale sia la verità di ogni situazione in cui ci troviamo. Non è tutto completamente soggettivo? Se un uomo finisce per dichiarasi colpevole quando sa di non aver alcuna colpa, non siamo tutti delle pedine in mano alle persone che ci stanno vicino? Potremmo anche noi, immedesimati nel signor Traps, fare la sua fine?
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