Dettagli Recensione
Cheyrem ? Cheyrem.
Eroe di guerra, diplomatico, aviatore, cineasta, scrittore, pittore. Se la quantità di mansioni svolte non bastasse a dare un' idea della personalità di un autore istrionico come Romain Gary, un episodio in particolare tra i tanti è curioso per descriverne le gesta.
Basti pensare che dopo aver già vinto nel 1956 il prestigioso premio letterario Goncourt, un riconoscimento che non può essere attribuito ad uno scrittore più di una volta, riuscì a rivincerlo nel 1975 sotto mentite spoglie usando uno pseudonimo.
La verità fu scoperta soltanto dopo il suicidio di Gary avvenuto nel 1980.
Il protagonista nonchè voce narrante del romanzo è Momo, un bambino arabo di circa dieci anni che accoglie il lettore parlando immediatamente del sesto piano del palazzo in cui vive. Un palazzo vecchio situato a Belleville, nella periferia di Parigi più colorata, multietnica.
Salire e scendere ogni volta le scale per arrivare al sesto piano è una vera fatica. Soprattutto per Madame Rosa, l' anziana e ingombrante ex prostituta ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento tedeschi che si occupa di allevare e crescere i figli di altre donne che fanno ancora " la vita ", " il mestiere ".
Lo stesso Momo è figlio di una prostituta, e si è abituato nel corso degli anni ad intrattenere un rapporto di affetto nei confronti di Madame Rosa per cui l' uno non può fare a meno dell' altra.
Ha l' aspetto e il candore di un bambino, ma pensieri e affermazioni tradiscono una maturità ed una crudezza degne di un adulto scafato. O di un ragazzino cresciuto troppo in fretta.
Momo ne ha già viste tante nella sua breve esistenza, sa che a certe condizioni non c' è bisogno di motivi per avere paura e che avere tutta la vita davanti può essere una terribile sciagura.
" Banania sorrideva sempre. Quel birbante non era di questo mondo, aveva già quattro anni ed era ancora contento ".
Frequenta persone disperate come e più di lui. Poveracci, orfani, travestiti.
Ma ne parla con il candore e l' ingenuità tipici dei bambini capaci di fidarsi delle prime sensazioni e di vedere gli altri nel profondo, nella loro reale essenza indipendentemente da razza, sesso, religione.
In una periferia come Belleville non ci sono tempo e modo per selezionare le conoscenze sulla base di gusti e preferenze, in una selva di colori e odori dove condividere usanze e aiutarsi è necessario per la sopravvivenza.
Quella di Momo e di questo spicchio di periferia cittadina è una storia che racchiude alcuni tra i più grandi e affrontati temi della letteratura. Il dolore e la morte. La sopraffazione dei più deboli, marionette con scarso margine di manovra che con dignità tirano avanti in un mondo fin troppo duro e reale. Una storia di infanzia e vecchiaia, del rispetto e della devozione che spetta ai più anziani.
Nonostante le premesse, le ingiustizie, la realtà emarginata e le tematiche strappalacrime tra le quali non manca anche un accenno all' eutanasia, la lettura non mi ha emozionato o commosso come ho spesso sentito dire.
Non posso tuttavia negarne l' assoluta e incondizionata simpatia del piccolo protagonista e l' utilizzo di un registro linguistico raffinato e umoristico capace di trasformare argomenti difficili in una sorta di favola.
Senza contare che Gary è stato un precursore, il primo cantore di quella Francia multietnica che in seguito farà le fortune di Pennac, tra i tanti altri.