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Un padre, un figlio: la verità su un omicidio
Pascale Robert-Diard approda nelle librerie italiane con un libro assai sofisticato: La depozione, edito da Einaudi, nella traduzione di Margherita Botto. E’ la ricostruzione di una vera storia criminale ambientata in Costa Azzurra e di un segreto abilmente protetto all’interno di una famiglia per quarant’anni. Pascale Robert-Diard, giornalista di “Le-Monde”, elabora un romanzo che altro non è che realtà. Una storia vera, vissuta, composta da protagonisti in carne ed ossa, rintracciabili nelle cronache dei giornali degli ultimi vent’anni. Una storia strana: un omicidio senza cadavere, una tragedia umana scatenata:
“da un cortocircuito che lacera lo schermo rassicurante della quotidianità”.
Quindi il libro parla di un dramma familiare che mette in discussione qualunque cosa, soprattutto la famiglia Agnelet, che è la protagonista vera della storia.
La deposizione narra di un processo lungo più di trent’anni, un processo che inevitabilmente altera gli equilibri della famiglia Agnelet poiché il capostipite, Maurice, è accusato di omicidio e causa anche gravi alterazioni alla salute dei suoi componenti, in particolare di Guillaume, il secondogenito, che ha sempre nutrito nei confronti del padre una adorazione unica. Tramite questa sua particolare predilezione ha sempre fatto tutto ciò che gli veniva chiesto dal padre, lo ha sempre sostenuto in questi lunghi anni dalle accuse di omicidio, e spesso ha anche mentito per lui.
Tante, troppe volte Guillaume ha aiutato il papà, che di professione fa l’avvocato, ed è un personaggio losco, furbo, capace di recitare alla perfezione una parte assegnatogli, preparando lui stesso le argomentazioni della sua difesa, nella totale consapevolezza di essere una farsa bieca ed astrusa. Era stato lo stesso Maurice a lasciarsi sfuggire, involontariamente, piccole ma determinanti confessioni, certo che sarebbero state captate dall’orecchio attento di Guillaume, ma che non sarebbero mai uscite dalla sua bocca “innocente.” Uso volontariamente l’aggettivo “innocente” tra virgolette perché omettere informazioni che si posseggono in merito alla scomparsa di una donna, che si ipotizza sia stata uccisa crudelmente, e dichiarare il falso, ha indubbiamente un suo peso in quanto responsabilità e colpevolezza. Tuttavia, col passare del tempo, con i continui rinvii dei processi, con l’indole strafottente e scanzonata del padre che pare non temere di essere giudicato colpevole, Guillaume comincia a vacillare, a star male. Inizia a vedere sotto un’altra prospettiva il padre, e cerca di coinvolgere nei suoi sospetti anche la madre e il fratello minore, in quanto anche loro sono a conoscenza della verità, ma si ostinano ad ignorare le sue richieste di aiuto. I pensieri attanagliano la mente di Guillaume e quello di cui sente di aver bisogno è un aiuto, qualcuno che dichiari, anche solamente in privato con lui, che suo padre è un assassino. Non riesce a trovare un sostegno tale all’interno della sua famiglia, e stando sempre peggio, decide di confessare la verità, raccontando tutto quello di cui è a conoscenza, che ha sempre celato. Si apre un nuovo processo con la sua deposizione accusatoria, che è quella che fornisce il titolo al libro.
Un testo che si legge molto bene e che scorre via veloce, anche e soprattutto per la sua brevità. Ma che suscita molto interesse al punto che, indipendentemente dalla parte per la quale il lettore si schiera, si vuole arrivare velocemente al termine per comprendere l’esito infausto o positivo del processo stesso. Un libro inquietante ed avvincente al contempo.