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E se non fluisce?
Occhi Blu Capelli Neri – Marguerite Duras – 1986
Ogni tanto mi capita di leggere libri che mi fanno sentire più scema del consueto.
Questo è uno. Duras è precisa nella prefazione: dice più o meno, non stare a pensare, lascia che la storia fluisca.
Il fatto è che non fluisce.
Ci sono lui e lei. Entrambi amano “l’altro”, quello con gli occhi blu e i capelli neri. Quello bellissimo.
Che stava con lei, ma deve andar via. E lei e l’altro si trovano in un caffè e per qualche motivo fanno conoscenza (e fin qui parrebbe pure avere una “logica”, quindi probabilmente è una mia interpretazione fallace).
Lui (non quello bellissimo, che di fatto è uscito di scena, l’altro) propone a lei un bizzarro accordo: la paga affinché passi le notti con lui. Perché dorma nella sua casa vicino al mare. Chiaro da subito che lui non ha il mio interesse fisico per lei (ama l’altro, quello bellissimo); lei dorme, sulle lenzuola bianche in mezzo alla stanza e tiene un fazzoletto di seta nera sulla faccia, perché lui non la veda. Lui dorme con lei, ma è disturbato dalla sua presenza e dalla sua fisicità (e allora perché… non lo so). Parlano. Qualche volta. Altre no. In genere piangono. Qualche volta si guardano. Qualche volta lei sente di affezionarsi a lui. Qualche volta lui vuole uccidere lei. La mattina lei va via. Quando torna gli racconta di un altro uomo con cui si intrattiene. Piangono. Lei racconta la storia con quello con gli occhi blu e i capelli neri. Piangono. Lui racconta di quando li ha visti nella hall dell’albergo la sera del loro addio. Piangono. Lei racconta che lui (quello bellissimo) la chiama usando per nomignolo il nome di lui, pronunciato da lei storpiato. Piangono.
Quasi anch’io.
Ma di frustrazione.
Non sono una maratoneta della logica astratta, non ci riesco proprio, limite mio.
Può essere che il limite sia la lingua?
Non so. Di certo in francese non mi ci avvicino neanche.
Troppo parlato addosso, troppo rimandato ad altro, troppo “presta attenzione!” che qui c’è l’arcano, la chiave, la svolta. L’essenza della storia di questi due/tre infelici. E io non la capisco mai.
Poi va detto che la scrittura di Duras è davvero vischiosa e quindi a volte ti indispettisce e ti chiedi (e smadonni) “ma dove andrà a parare?”, altre la lasci fare e vai avanti.
Non è un’esperienza del tutto sgradevole, in effetti; decantando per qualche giorno, il ricordo che residua è un insieme di sensazioni vaghe, che non appena ti soffermi, perdi.
Ma a me piacciono le storie e questa decisamente non è il mio genere.
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Commenti
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Questa autrice non fa per me : ho trovato noioso il suo libro "L'amante".
Per me ,la Marguerite scrittrice è Yourcenar .
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