Dettagli Recensione
Il valzer lento delle tartarughe.
"La vita, a volte, è così complicata, e a volte è così semplice. E' difficile capirci qualcosa."
Questo libro è il secondo volume della trilogia di Katherine Pancol.
Il testo è incentrato su Joséphine ricercatrice storica e scrittrice, che in questa nuova avventura si trova coinvolta in una serie di omicidi.
Intorno a Joséphine gravitano numerosi personaggi già conosciuti nel precedente volume ed altri che fanno la loro comparsa qui. La donna dopo aver scritto un libro di successo mondiale si trasferisce in un elegante palazzo di Parigi, che diventa il teatro di alcuni dei delitti.
Joséphine pensa che la nuova casa sia troppo grande per lei e per la figlia Zoe. La figlia maggiore Hortense, infatti ora vive a Londra. Eppure Joséphine trova il modo di rendere confortevole e colorata l’abitazione. Naturalmente l’appartamento è dotato di un balcone, dove la proprietaria può osservare il cielo e colloquiare con le stelle.
Le vicende dei diversi personaggi si snodano parallele a quelle della protagonista. Prendono molto spazio le storie di Hortense e di Marcel l’ ex patrigno di Joséphine.
Hortense combatte con i denti per raggiungere l’ambita meta di essere una delle poche alunne che superano l’anno di prova in una famosa ed elitaria scuola di moda. La ragazza si ritrova coinvolta in un traffico di malaffare e ne subisce le conseguenze, senza peraltro lasciarsi abbattere dalla situazione. E’ forte e coraggiosa, una che va dritta per la sua strada. L’unica cosa che le sfugge di mano è l’Amore, dove la sua intelligenza e determinazione non sono sufficienti a far quadrare i conti.
Marcel passa un periodo tremendo; sua moglie Josiane cade in depressione post parto, ma proprio grazie all’intervento magico del figlio Junior riuscirà a non buttarsi giù del tutto e a superare la crisi.
L’esistenza di Joséphine, in questo secondo volume, continua ad essere correlata a quella di sua sorella Iris. Le due donne dopo un brusco distacco, si riavvicinano e forse per la prima volta si comprendono in modo definitivo.
La vita sentimentale di Joséphine cambia radicalmente; il bel Luca di cui si era precedentemente invaghita, si imbruttisce ai suoi occhi o meglio mostra la sua vera personalità, che non è certo da fotografare.
Joséphine può così riconoscere l’uomo che veramente ama.
Il narratore è una voce esterna, che come un direttore d’orchestra dirige le varie storie, creando una melodia ritmata e piacevole, come quella di un valzer.
I personaggi sono ben articolati, gli aggettivi soppesati e il linguaggio ricercato.
Tutto il libro scorre agilmente ed il finale (da brivido) scivola velocemente, trasformando questo secondo volume della trilogia, da romanzo dei sentimenti a giallo con suspance.
Chiuso il libro alla seicentesima pagina, avevo un bel sorriso stampato in faccia e la voglia di porre un bacio sulla copertina…l’ho fatto!
Ed presto inizierò: “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì”, per poter fare un resoconto completo dell’opera!