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Benedizione
 
Benedizione 2017-08-23 06:49:28 annamariabalzano43
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    23 Agosto, 2017
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E' la vita, semplicemente

Ha un’abilità rara, Kent Haruf, a descrivere la vita nella sua complessità, al punto da semplificarne ogni passaggio, ogni momento di crisi o di speranza, perché è l’esistenza dell’uomo semplice che gli interessa, di quei tanti “uno qualunque” di cui è popolato il mondo.
Come in “Canto della pianura”, anche in “Benedizione” ci troviamo a seguire le vicende di alcuni abitanti della cittadina di Holt, luogo immaginario situato in Colorado.
Vita e morte, lotta e resa, desiderio di riscatto e di perdono sono al centro di questo romanzo toccante e coinvolgente. E’ il momento d’un bilancio finale per Dad, che trascorre con dignità e consapevolezza gli ultimi giorni della sua vita circondato dall’affetto di una moglie devota e di una figlia affettuosa, che lo accompagnano fino al momento del doloroso inevitabile distacco. È in questi momenti che l’uomo trova il coraggio di essere sincero con se stesso e di riconoscere gli errori commessi. Così Dad non può più ignorare di essere stato colpevolmente intollerante verso la diversità del figlio Frank, che, sentendosi emarginato già in seno alla famiglia, si allontana per non fare più ritorno. E di intolleranza e intransigenza Dad si è reso colpevole anche nei confronti del commesso del suo negozio che lo aveva derubato. È in questi momenti che ciascun individuo vorrebbe riacquistare un po’ di umanità e di indulgenza, ma giunti al traguardo non si può tornare indietro, si può sperare solo in una “Benedizione”. Non a caso Haruf inserisce prima dell’inizio del romanzo questa definizione: Benedizione, atto con cui si consacra, invocazione di beatitudine.
Il problematico rapporto generazionale tra padri e figli coinvolge anche il personaggio del reverendo Lyle e suo figlio John Wesley, ma ciò che appare assai interessante in questo romanzo è l’attualità del sermone di Lyle che scatena le ire della comunità intollerante essa stessa e non disposta a porgere l’altra guancia.
“Se dicessimo ai nostri nemici: Siamo la nazione più potente della terra. Possiamo distruggervi. Possiamo uccidere i vostri bambini. Possiamo trasformare le vostre città e i vostri paesi in un ammasso di rovine, e quando avremo finito non riuscirete più nemmeno a ricordare come erano prima. Abbiamo il potere di togliervi l’acqua e prosciugare la vostra terra, di privarvi delle basi dell’esistenza [……] Ma se invece dicessimo: State a sentire, invece di fare queste cose, vogliamo farvi dei doni, di nostra iniziativa, con generosità. Tutto il denaro pubblico degli Stati Uniti, tutto l’impegno e le vite umane che avremmo impiegato per distruggere, vogliamo impiegarli per creare”.
Tutto il romanzo è basato sul concetto della tolleranza, sulle possibilità che la vita offre a ciascuno di vivere in pace e sulle occasioni perse per realizzare un sogno di convivenza serena nell’ambito delle più piccole e delle più grandi comunità, fino a coinvolgere il mondo intero troppo preso in un disastroso gioco al massacro.
Nel tono malinconico dell’opera ispirato da un profondo senso di rimpianto si coglie tuttavia un accenno di speranza per un futuro migliore.


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