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Blu speranza
Dopo il grigiore e il fango dei campi profughi dei Territori occupati della Cisgiordania e del Libano, la delicata scrittura di Susan Abulhawa ci conduce nel blu di Gaza. Nel blu del suo mare, del suo cielo, della sua speranza. Già, perché se questa ha un colore, laggiù si tinge proprio di blu: quello profondo e scintillante del Mediterraneo che accarezza le spiagge di una striscia di terra tra le più densamente popolate al mondo, promettendo crudelmente libertà e suscitando strazianti desideri d’altrove e normalità. A Gaza, infatti, non si è liberi né si vive in condizioni normali: è una prigione a cielo aperto, una dimensione d’esilio perenne, un limbo che ogni giorno precipita nell’inferno della sopravvivenza all’occupazione militare israeliana.
Ma il blu, quello tra il cielo e il mare che il titolo evoca, è anche quel luogo di silenzi dove la vita e la morte si confondono e passato e futuro s’incontrano, così come vi si ritrovano insieme uomini e spiriti. È proprio quest’elemento magico dal sapore dolcemente onirico a impreziosire il romanzo che, ancor più che nel precedente “Ogni mattina a Jenin”, ci racconta una storia pressoché al femminile: una storia di donne unite tra loro da indissolubili legami di sangue, terra e disperazione sullo sfondo della Nakba, l’immane e ininterrotta catastrofe che da quasi settant’anni vivono gli arabi della Palestina nel disinteresse del mondo (“fratelli” arabi compresi) e dell’ipocrisia della diplomazia internazionale. E così le vicende delle donne di una famiglia palestinese come tante, dalla matriarca forte come una roccia alla nipotina dall’infanzia stravolta dalla guerra, s’intrecciano a quelle inferte dalla Storia alla loro terra, fino ad avvenimenti non lontani nel tempo come i bombardamenti su Gaza tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 o la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit da parte di Hamas nel 2011.
Grandi protagoniste del romanzo, la forza e la fragilità delle donne si alternano tra queste pagine, mentre dalle ormai croniche macerie di Gaza emergono non solo brandelli di vite spezzate e sogni recisi, ma anche tanta voglia di un nuovo inizio e, soprattutto, la speranza che si veste immancabilmente di blu.
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Commenti
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La causa palestinese - sono sincera - mi coinvolge moltissimo!
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me lo segno!