Dettagli Recensione
I fuochi purificatori
Scrittrice scoperta solo recentemente, dopo il ritrovamento dell’incompleto manoscritto “Suite francese”, Irène Némirovsky ci regala un bel libro in cui i temi “classici” dell’amore, del denaro, del piacere e della guerra vengono amalgamati nel dare vita a una storia per nulla banale e scontata e dal finale solamente intravisto in una delle pagine più cupe della storia dell’Europa: la Seconda Guerra Mondiale. Certamente non mancano libri che trattano l’amore in tempo di guerra o le conseguenze che essa ha su coloro che la vivono. Sembra che l’argomento sia ormai stato affrontato da tutte le angolature possibili e che “I falò dell’autunno” (terminato nella primavera del 1942) sia uno dei tanti libri entrati – in ritardo – a far parte del lungo elenco in questione. Nel nostro caso la guerra sarebbe affrontata come la causa della rovina morale di un’intera generazione e come l’orizzonte verso il quale gli uomini guardano ora con il desiderio di trarne vantaggi e ricchezze ora semplicemente impegnati a “spassarsela” finché pace e benessere durano. Ci troviamo certamente davanti alla descrizione di una “generazione senza scrupoli” di gaudendi, di politici corrotti e fabbricanti di armi che la brutalità e il sacrificio inutile ha contribuito a rendere sfrenata e assetata di vita, dimentica della vita piccolo-borghese sognata dai francesi durante la Belle Époque. A Thérèse e Bernard la Prima Guerra Mondiale ha tolto qualcosa. A Thérèse ha tolto il novello sposo Martial, morto salvando un altro uomo. A Bernard ha rubato gli anni della giovinezza, l’amore per la patria e la moralità, lasciandolo con l’anima svuotata e indurita, incapace persino di lasciarsi toccare interiormente dal ritrovo di Thérèse.
Però, sebbene la guerra (la Prima e la Seconda) giochi un ruolo fondamentale nel determinare la vita dei due protagonisti, nel romanzo della Némirovsky non troviamo solamente questo ritratto: al centro di tutto stanno i due protagonisti e la loro faticosa relazione d’amore. Il cuore del libro sta nella difficile appartenenza reciproca.
Il libro, diviso in tre parti (1912-1918; 1929-1936; 1936-1941), inizia in una Parigi giunta al termine della Belle Époque. Qui la giovane e bella Thérèse acconsente a convolare a nozze con il gentile ma non particolarmente affascinante medico Martial.
Tra i personaggi troviamo anche il quindicenne Bernard Jacquelain e i suoi genitori e la nonna di Thérèse, la signora Pain. Con lo scoppio della guerra, Martial deve partire per il fronte, ma anche il diciassettenne Bernard si arruola e parte volontario. La vita di Thérèse e di Bernard, come già scritto, né rimane sconvolta. Al termine della guerra Thérèse avrà vestito gli indumenti della vedova ancora legata al marito morto eroicamente; Bernard quelli del giovane intenzionato unicamente a spassarsela. Bellissima la scena in cui la madre di Bernard organizza per il suo ritorno una serata al circo convita di ritrovare lo stesso figlio che aveva visto partire per il fronte. Ora il figlio è stanco delle loro idee e delle loro aspirazioni. «Lo sapevano loro cos’è la sofferenza, e così adesso avevano una sola idea in testa: finire la guerra e darsi alla bella vita per recuperare quello che si sono persi».
Le traiettorie di Thérèse e Bernard si incrociano occasionalmente. I due si ritrovano nel 1918. Dicevamo che il centro dell’intera storia è la fatica e la ritrosia dei due ad appartenersi reciprocamente. La giovane vedova è attratta dal ragazzo conosciuto anni prima, ma non vuole appartenere a Bernard per non tradire la memoria e l’amore che ancora prova per Martial., qualora acconsentisse alle avances di Bernard. Costui invece non vuole appartenere a Thérèse perché non vuole essere d’altri che di se stesso, usando e sfruttando cose e persone allo stesso modo con cui la Francia aveva usato lui e milioni di uomini dietro a falsi proclami e fervori patriottici. «“Gli eroi, la gloria…Dare il proprio sangue per la patria…”, sono tutte balle, chiacchiere dei civili. In realtà, di me non c’è neanche bisogno. Per la guerra occorrono macchine».
Nel ritrovarsi Bernard spera di fare di Thérèse la sua amante, mentre lei, rendendosi conto di amarlo da tempo, cerca di cambiarlo e di farlo veramente innamorare di sé. «Era sta a un passo dall’amarlo. E adesso capiva che lo amava da tanto tempo…Ma non per “scherzo”, non per il piacere di un’ora. Questo non poteva farlo. Non era così lei. E le parve orribile che lui fasse arrivato a farla quasi vergognare di un sentimento tanto normale. A complicare il tutto troviamo i coniugi Détang: arrivisti, affabulatori e guidati unicamente dalla ricerca del piacere e del benessere. Lei diviene l’amante di Bernard, mentre lui è il capo della società che trae enormi profitti dagli affari illeciti che intrattiene negli Stati Uniti.
Thérèse non demorde. Devo dire che in questa faticosa conquista (e nel suo crollo) ho trovato la parte veramente bella del libro, in particolar modo le pennellate che ritraggono la febbrile e agitata Thérèse dirigersi verso la casa del giovane cinico e avido di piacere, al tempo attratta e respinta da lui. Sarà proprio lei a spuntarla, grazie al tradimento della signora Détang, ma quella vita da “piccolo borghese” a cui aspiravano i Jacquelain e che si ritrova a volere anche Thérèse, non è sufficiente per Bernard, abituato al lusso più sfrenato, allo spreco e alla continua ricerca edonistica. Neppure la nascita dei figli servirà a restituire Bernard alla moglie.
Ecco, allora, l’importanza dei “falò dell’autunno”, intravisti dalla nonna, la signora Pain, durante la sua agonia: quei roghi purificatori che i contadini appiccano nei campi perché il terreno possa essere più fecondo diventano il simbolo di una prova e di un dolore che avranno come conseguenza un cambiamento della situazione. E nel loro falò– il nuovo tradimento del marito, la perdita di un figlio e lo scoppio di una nuova spaventosa guerra – i coniugi Jacquelain potranno, forse, veramente appartenersi l’un l’altra.