Dettagli Recensione
LA MORTE CHE NON TI ASPETTI
Ironico, satirico e riflessivo. L'opera di Saramago ti porta attraverso le sue immaginarie visioni che rende incredibilmente reali a riflettere su un binomio naturale che l'essere umano vive con sofferenza, vita-morte. Immaginando un mondo dove per un periodo di tempo la morte decide di scomparire (con la m minuscola perché la morte non si arroga il diritto di superiorità sulle altre morti con cui si è divisa equamente il mondo così come lo conosciamo ed i regni animali), strappandoti spesso un sorriso ti porta a riflettere su quanto questo "nemico" del genere umano sia in realtà necessario per tante ragioni. Rende la vita ancora più preziosa da un lato ma si dimostra indispensabile per alcune , chiamiamole sovrastrutture, come la religione che entra in crisi in quanto le sue stesse fondamenta si basano sull'esistenza della morte. È divertente vedere come anche in un caso estremo come questo un’organizzazione criminale, che qui ironicamente ha il nome di Maphia, riesce ad avere la meglio, a trarre profitto dal disagio grazie ad un accordo segreto con lo Stato. Geniale a mio avviso il modo di raccontare questo accordo paradossale ma che cela motivazioni molto più realistiche, come l'impossibilità per lo Stato di occuparsi di "cose sporche" agli occhi del popolo ma che si rendono necessarie per cui decide di delegarle alla Maphia, albori di un rapporto che nasce su un definito contorno di ruoli e responsabilità ma che chissà dove potrà mai portare. In realtà Saramago non ce lo dice perché ci traghetta in una seconda parte della storia che è come se fosse un secondo libro perché ha tutt'altro obiettivo, tutt'altra tematica che io ho trovato un po' distaccata dalla prima parte della storia. Una morte umanizzata, che prende sembianze umane ma non solo in termini fisici, ma anche sensoriali perché acquisisce emozioni, sensazioni che la portano a lottare contro il suo stesso destino e compito, una Joe Black al femminile. Molto interessante anche questo lato del racconto più romantico, il tutto condito dallo splendido stile di Saramago con un utilizzo sublime della punteggiatura e della esposizione dei dialoghi che solo un vero genio letterario come lui può utilizzare senza appesantire la lettura.
Forse in quest’opera ho amato più il suo stile che la storia in sè a tratti molto interessante ma che forse non ho apprezzato fino in fondo proprio per questa distanza tra le due parti del libro che mi ha lasciato la sensazione di non avere né un fine né un finale.
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Comunque, ho trovato più briosa, diciamo pure più viva (!), la seconda parte, dove si scopre che anche la morte ha un cuore; strepitosa ed emozionante la scena finale, che davvero non ci si aspetta!
Prossimamente riprenderò a leggere questo autore, magari con "Cecità", visto che mi è stato consigliato proprio nei giorni scorsi.