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Meravigliosa Scandinavia!
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, anche solo per mezzo secondo, non abbia mai pensato di mollare tutto, lavoro, famiglia, obblighi e responsabilità, e scappare via di punto in bianco. Del resto, un momento di (sana) follia può capitare a tutti.
A Vatanen, giornalista quarantenne, accade in una fase cruciale della propria esistenza, quando si sente deluso, amareggiato, stanco di tutto ciò che ha, matrimonio incluso, e coglie al balzo l’occasione di “perdersi” nel bosco al seguito di un leprotto ferito. Prendono così avvio le vicende narrate ne “L’anno della lepre”, sullo sfondo di splendidi, incontaminati e spesso innevati paesaggi finlandesi, fino all’estremo nord lappone.
Con la sua scrittura leggera e garbatamente ironica, è stato davvero una bella scoperta Arto Paasilinna che, attraverso la storia del protagonista, ci invita a una fuga dalla deludente e deleteria quotidianità che ci opprime, a riprenderci il nostro tempo e ad assaporare lentamente i ritmi pazienti della natura: una fuga, già, ma anche un viaggio dentro se stessi verso una insperata rinascita!
Molto carina e tenerissima la lepre, alla quale manca soltanto la parola e a cui – ci ho riflettuto a fine lettura – non è stato dato un nome, metafora forse della natura stessa che, seppur indomita, se trattata con rispetto e amore può dare tantissimo all’uomo.
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