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C’era una volta...
Bellissimo ed emozionante! Un romanzo indimenticabile che resterà nel mio cuore!
Scritto dall’iraniano Kader Abdolah, esule in Olanda, “La casa della moschea” racconta un pezzo di storia recente della Persia attraverso le vicende, ora liete liete ora drammatiche, di una grande e rispettata famiglia, custode da generazioni di un’antica moschea in una cittadina della regione centrale del paese. Dalla fine degli anni Sessanta con lo sbarco sulla luna fino alla guerra contro l’Iraq, passando per le tumultuose vicende legate alla caduta dello scià Reza Pahlavi e all’avvento della Repubblica islamica di Khomeyni, il lettore si ritrova immerso nell’atmosfera della grande casa addossata al muro della moschea, dove la vita dei suoi abitanti segue il proprio corso tra ordinaria quotidianità e rispetto delle tradizioni, senza che manchino eventi bizzarri, tresche e amori più o meno leciti.
Fra tutti, spicca il personaggio di Aga Jan, il ricco mercante di tappeti a capo del bazar cittadino, colonna portante della casa, anche quando in tanti, troppi, dispersi dal vento inquieto del destino, l’avranno ormai abbandonata; una figura carica di saggezza, profonda umanità e dignità, commovente e indimenticabile allorché, “pater dolorosus”, va alla ricerca di una caritatevole sepoltura per il figlio giustiziato dal regime degli ayatollah. Molto bello anche il personaggio del nipote Shahbal, nel quale s’intravede l’alter ego dello stesso scrittore, così come risultano impagabili quelli delle nonne e altri solo in apparenza minori. Tutt’intorno una natura incantata, altamente poetica e tutt’altro che inanimata, che fa da giusta cornice alle vicende narrate: il giardino con al centro la vasca esagonale piena di pesci, il vecchio corvo dall’età indefinita, forse addirittura centenario, le cicogne che fanno il nido su uno dei minareti della moschea, il vento che scende dalle montagne, il fiume che si porta via le lacrime silenziose di Aga Jan…
Un’opera straordinaria che racchiude in sé tutto il fascino e la magia dei racconti d’Oriente, nonché la nostalgia di chi è costretto all’esilio; pagine intense in cui passato e presente s’intrecciano con leggerezza, mentre l’Islam, quello autentico, ha il sapore delle feste di primavera e il volto umano di qualsiasi religione di pace. Cinque stelle e lode, da leggere!
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