Dettagli Recensione
La cura della solitudine
Il romanzo è molto bello, sia come stile che come storia e originalità nel pensiero e nel modo di vedere la vita pieno di durezza, di ruvidezza, di malinconia e di profonda nostalgia. Queste ultime note sono le più interessanti. La storia parla di amori difficoltosi e di amicizia mal ricambiata. I protagonisti sono 4 ragazzi, Ruju, orfana ospitata dalla famiglia di Shaoai per motivi di studio, Shaoai espulsa dall’Università per motivi ideologici, ribelle e scontenta ma anche prepotente e dura. Boiang intelligente e ricco, viziato dalla famiglia e dalla natura. Infine Moran, senza doti particolari se non una esagerata bontà e amore per gli altri, dote che la rende incapace di stare al mondo, in un mondo di predatori di cui non capisce il linguaggio.
Il romanzo parla della mancanza di profondità degli affetti, di come il sentirsi un oggetto anziché una persona faccia diventare “l’affetto” altrui un peso insostenibile, anzi una prigione , rispetto alla quale la nudità della solitudine è consolatoria. I personaggi sono tutti interessanti: dalla vittima scontenta e a sua volta predatrice (Shaoai), dall’orfana che non ha appreso l’abc del linguaggio degli affetti o le regole per stare al mondo (Ruju) e che vive in una desolante nudità e trasparenza di pensieri, senza apparente gentilezza; dal ricco dissipatore anche in campo affettivo (Boiang) abituato a raccogliere come naturalmente dovuto l’affetto altrui e infine Moran con una stima di sé troppo bassa per dare un qualche valore positivo alla sua bontà. Moran è il vero capro espiatorio. In un certo senso tutti i personaggi sono tagliati per la solitudine meno lei, affettuosa e buona. Moran è costretta dagli eventi all’esilio dagli affetti e a una solitudine per lei innaturale, alleviata solo alla fine dal conforto dell’ex-marito che si consente per dare conforto a lui, più gentile della solitudine almeno lui.
Tenero il fatto che Moran cerchi nel marito molto più anziano di lei una famiglia e un focolare ma che scappi da lui dopo averlo trovato, forse per non sottrarsi alla pena che si è auto inflitta. Bello il fatto che persino l’egoista Boiang ripercorra i ricordi con nostalgia del paradiso perduto dell’amicizia incontaminata e dell’innocenza.