Dettagli Recensione
il coraggio di proseguire la propria strada
“Freddo e silenzio. Le ceneri del mondo defunto trasportate qua e là nel nulla da lugubri venti terreni. Trascinate, sparpagliate e trascinate di nuovo. Ogni cosa sganciata dal proprio ancoraggio. Sospesa nell'aria cinerea. Sostenuta da un respiro, breve e tremante.” (p. 9)
Polvere e cenere, cielo plumbeo, pioggia, neve e freddo. Padre e figlio camminano con una carrello e una pistola in cerca di cibo, entrano in qualche vecchia abitazione distrutta, il padre prende ciò che trova, mangiano, dormono e riprendono il cammino verso sud, verso un mare che poi si rivelerà anch'esso grigio e senza vita. Il mondo è diviso in buoni (pochi) e cattivi che uccidono senza pietà gli altri uomini e se ne nutrono. Uno scenario post-apocalittico in cui solitudine e devastazione hanno cancellato tutto: spazio e tempo si sono annullati, non esiste la speranza che qualcosa possa cambiare. Solo la presenza del bambino dà al padre la motivazione per non arrendersi, la forza per proseguire:
“Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c'è un dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un'origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri. Ecco, sussurrò al bambino addormentato. Io ho te" (p. 42)
McCarthy ci presenta un mondo tornato alla preistoria della civiltà, in cui la fame è la caratteristica dominante, popolato da bande di predoni nomadi pronte ad uccidersi pur di mangiare. Non sappiamo cosa sia accaduto prima, quale catastrofe abbia ridotto il mondo in queste condizioni: il padre ha qualche ricordo, talvolta sogna, ma i sogni non possono dare consolazione né speranza e il padre invita il bambino a diffidare dell'immaginazione:
“Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso.” (p. 144)
L'importante è non arrendersi, andare avanti, qualunque cosa accada. Padre e figlio hanno un'unica certezza: sanno di essere “i buoni” e portano il fuoco che in questo testo ha un potente valore simbolico: in un mondo buio, freddo e senza amore è l'elemento che, forse, consentirà di ricreare una civiltà nuova fatta di luce, calore e solidarietà. Il bambino ha questo ruolo: è lui a portare il fuoco perché è l'unico ad aver mantenuto caratteristiche "umane", non vuole uccidere per mangiare, è terrorizzato dal cannibalismo, vuole sempre aiutare chi incontra offrendo il poco cibo disponibile.
“La strada” è un romanzo molto suggestivo, dal forte impatto emotivo, angosciante. L'autore si esprime con una prosa essenziale, incisiva, in forte sintonia con il contenuto, tanto che a tratti risulta destabilizzante. Il testo è ricco di simboli e significati che il lettore è libero di interpretare, non sono mancate letture in chiave religiosa visto che all'inizio si dice “Sapeva solo che il bambino era la sua garanzia. Disse: Se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato.” (p. 4).
“La strada” è un libro che all'inizio mi ha spiazzata, poi coinvolta e alla fine commossa. Appena terminata la lettura ero perplessa, ho dovuto attendere qualche giorno per metabolizzarne i contenuti e le impressioni, per capirne il significato e per apprezzarne lo stile che, al primo impatto, mi era sembrato eccessivamente monotono. Ora posso dire che, alla fine, "La strada" mi è piaciuto; il mondo descritto da McCarthy non è poi così lontano: l'egoismo, la solitudine e la mancanza di speranza da sempre possono rendere la vita un inferno in cui solo l'amore può darci la forza di alzarci e la determinazione per proseguire nella nostra strada.
“Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto?
Alzarmi stamattina, disse.” (p. 207)
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Commenti
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Queste vostre ultime due recensioni mi hanno convinto,
mi segno il titolo, lo voglio leggere.