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Le quaranta porte
 
Le quaranta porte 2017-07-01 07:32:26 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    01 Luglio, 2017
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“Chi viaggia con lo spirito, viaggia nel mondo"

Elif Shafak ha il grande merito di aver portato alla luce del lettore occidentale un mondo davvero lontano, temporalmente e culturalmente. Immergersi in questa lettura significa partire per un viaggio attraverso la Turchia del XIII secolo alla scoperta di un immaginario di grande fascino e di un Islam molto diverso dalla visione che ne viene percepita oggi, filtrata dalla paura e dal conflitto.

Sono due i fili che la scrittrice di origini turche tesse per intrecciare la sua complessa trama. Da un lato il filo dell’occidente, del presente, la storia di Ella, casalinga del Massachusetts, con la sua vita borghese, ordinaria e insoddisfacente, che si ritrova a leggere per caso un libro sul sufismo. Dall’altro il filo dell’oriente, del passato, la storia che quel libro racconta, l’incontro tra il poeta Rumi e il derviscio errante Shams.

Entrambi i fili parlano d’amore e di cambiamento. Shams è un sufi e la religione che professa chiede di spogliarsi dell’attaccamento alle cose materiali, di macchiare la propria reputazione, di avvicinarsi all’umanità più povera, imperfetta, debole. Chiede di guardarsi dentro ed esaminare, con serenità e severità, il proprio lato oscuro così come quello luminoso. Ed è così che l’incontro con Shams trasforma Rumi da serio teologo, che gode del proprio prestigio e della propria ricchezza, in un poeta, capace di dare voce all’amore.

“Ogni sentimento autentico di amore e di amicizia è storia di cambiamenti inattesi. Se restiamo gli stessi prima e dopo aver amato, significa che non abbiamo amato abbastanza.”

Allo stesso modo l’incontro con questo libro e l’intensa corrispondenza con il suo autore, a sua volta sufi, cambiano la vita di Ella. All’improvviso smette di lustrare i tasselli della sua vita perché appaiano esteriormente splendenti e comincia a guardare dentro di sé, a percepire l’assenza di amore e a compiere un cammino, senza sapere dove la porterà.

“Non cercare di opporre resistenza ai cambiamenti che ti si presentano. Lasciati invece investire dalla vita. Non preoccuparti se la tua vita sembra scorrere alla rovescia. Come puoi sapere se il lato a cui sei abituato sia migliore di quello che ti si presenta?”

“The Forty Rules of Love”, tradotto in “Le quaranta porte”, vuole approfondire un tema davvero poco commerciale come il sufismo e ce lo restituisce in una forma romanzata, ricca, polifonica. Intrecciando le voci di tanti personaggi, ci racconta la Konya del 1242, l’America del 2008, ma in realtà parla di temi universali e di un percorso d’amore e di conoscenza di sé capace di attraversare i secoli e i continenti e rivolgersi direttamente al cuore di tutti i lettori. Solo scavando dentro se stessi, in profondità, sotto lo strato superficiale del proprio essere, si può combattere il vero nemico, il proprio ego, e, attraverso l’accettazione di sé, dischiudere il proprio cuore alla vita.
Non è un libro semplice, a volte risulta arduo destreggiarsi all’interno di una trama che dà molto più spazio alle riflessioni che ai fatti, ma ne vale la pena per conoscere un mondo lontano e sorprendersi di quanto sia di fatto vicino.

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Bravissima Manuela, un romanzo veramente difficile da commentare e recensire. Sei stata ineccepibile!
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