Dettagli Recensione
Il mal di vivere
Un musicista famoso si ammala di una malattia progressiva e gravissima che colpisce i nervi portando a dolori fortissimi e a una progressiva paralisi. La malattia (forse la sindrome di Barrè?) può essere mortale ma ci sono anche casi di completa remissione. E' chiaro dal diario del maestro che la malattia (come molte malattie autoimmuni nel caso si trattasse della sindrome di Barrè) ha un'origine psicosomatica. La malattia è associata dal musicista alla menzogna che è entrata nella sua vita attraverso due diverse vie: il rapporto con l'arte e il rapporto con E, donna sposata. Le due strade sono legate in quanto E. per sua stessa ammissione non è attratta dagli uomini e l'unico uomo che l'abbia mai attirata è il maestro stesso grazie però alla sua musica. La musica come motore di passioni o come frutto di passioni, come anche l'amore per E. contengono il veleno della menzogna. Quale sia il veleno non si capisce bene: il rapporto con la musica costringe il maestro a fingere (l'arte è finzione in quanto simula la vita?). Anche il rapporto con E. è finzione in quanto mediato dall'arte anche se é un rapporto sincero d'affetto (pur non contenendo attrazione fisica che lei non è in grado di provare). Forse è l'arte il veleno che allontana dalla vita vera e lega perennemente alle passioni portando alla nausea e alla noia frutto entrambe della distanza e del distacco. In un certo senso la malattia cura la noia e il senso di estraneità alla vita. La vera medicina è però la frase che il maestro sente in una notte sussurrata da una donna, una delle quattro sorelle che lo assistono: non voglio che tu muoia. Questa frase con l'energia che contiene è un messaggio che viene non da un corpo, ma quasi direttamente da Dio che è misericordioso come dice Carissima, una delle sorelle alla fine del romanzo. La suora in fin di vita, è quella che, probabilmente tramite la sofferenza, è più legata a lui pur nel suo apparente distacco.
All'inizio del romanzo troviamo il maestro, che ha già passato le traversie della malattia, in una località montana. L'inizio del romanzo ci racconta quindi cosa succederà dopo la malattia: il maestro ha smesso di suonare, non vuole più saperne di concerti. La malattia gli ha lasciato due dita insensibili per cui non può più suonare. Ma ha anche smesso di comporre. Il maestro, in quella località remota, fa anche una riflessione molto interessante sulla sofferenza come scopo della vita. Quasi che la sofferenza contenga una dose di verità preclusa all'arte e alle passioni. Parla di una sofferenza particolare, quella volontaria che è il sacrificio. Nel suo caso il sacrificio potrebbe consistere nell'essere nella località montana invece che ad Atene, quindi nell'avere rinunciato ad E., alla musica e alle passioni. Infatti se la passioni inoculano la menzogna nella vita, probabilmente il sacrificio (leggi rinuncia volontaria) è il miglior modo di vivere l'amore nella verità.
«L’umanità ha sempre creduto nel valore del sacrificio,» dissi «ma ci sono occasioni in cui è molto difficile comprenderne il senso. Soprattutto il senso del sacrificio umano». Replicò testardo: «Bisogna fare dei sacrifici. Altrimenti non è possibile il cambiamento, e nemmeno la salvezza».
All'inizio del romanzo si capisce che il pensiero del maestro ha subito una deviazione mistica:la passione sotto questa nuova luce è diventata strumento di salvezza per arrivare a Dio, qualcosa che brucia l'anima e la purifica o con lo stesso valore della croce. Il passaggio dalla malattia al misticismo non è ben spiegato nel romanzo ma si capisce che passa attraverso la figura di suor Carissima. Come se la frase: voglio che tu viva abbia nel testo all'inizio un significato letterale di guarigione fisica ma poi ne assuma un altro, durante il colloquio con la sorella, di natura più spirituale di guarigione dell'anima.
«A ognuno di noi» disse lentamente, strascicando le parole «tocca prima o poi assumersi il peso della passione, come fosse una croce. Solo nel fuoco si consuma il peccato che alberga nell’uomo e nel mondo.
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Una curiosità/gioco: se, come penso, non è il primo libro di Marai che leggi, qual è la tua personale classifica delle sue opere? Per me ad esempio, Le braci vengono prima della Donna giusta.
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