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Va', metti una sentinella
 
Va', metti una sentinella 2017-06-24 09:51:25 topodibiblioteca
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    24 Giugno, 2017
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La storia si ripete

Indubbiamente, come già letto in diverse recensioni, questo ideale seguito del “Buio oltre la siepe” di Harper Lee (almeno dal punto di vista cronologico anche se probabilmente è stato scritto prima) è da considerarsi un’opera un po’ deludente da tanti punti di vista: la storia di per sé, i protagonisti che appaiono più appannati e sembrano avere perso quei tratti così caratterizzanti che avevano in precedenza, il meccanismo narrativo basato su flash back e ricordi del passato evocati da Jean Louise, forse più fini a sé stessi che significativi nell’ambito della narrazione.
Sicuramente la più grande delusione è rappresentata però dalla figura di Atticus Finch, il padre di Scout-Jean Louise, l’avvocato difensore del ragazzo di colore accusato di stupro nel “Buio oltre la siepe”. Qui Atticus è un’altra persona, sembra essere stato contaminato da qualche virus razzista, non apparendo così diverso dalla popolazione della contea di Maycomb alla quale si è allineato. Insomma sembra proprio possedere i crismi del classico sudista conservatore che ritiene di dovere preservare e salvare la propria specie dal pericoloso avanzare della popolazione di colore, dalla loro incessante richiesta di ottenere i diritti civili.
Tuttavia credo che la forza del libro stia proprio in questa scoperta, nel dialogo serrato e drammatico tra padre e figlia, nello svelamento delle diverse e inconciliabili posizioni tra una ragazza progressista emigrata “al nord”, nella città di New York, che sembra ormai avere acquisito la cultura e la visione tipicamente yankee, e un vecchio e stanco signore del sud che lotta per la conservazione di uno status quo. In queste pagine infatti è contenuta una universalità che va oltre la vicenda di questo romanzo, ci sta una visione complessiva dell’umanità che fa capire quanto la Storia (quella con la “s” maiuscola appunto..) tenda a ripetersi ciclicamente, quanto gli uomini anche a distanza di anni pur cambiando il contesto tendano ad avere le stesse paure e ripetere gli stessi discorsi. Perché molto spesso, come chiosa il fratello di Atticus verso la fine, “Il pregiudizio e la fede…hanno qualcosa in comune: cominciano entrambi là dove finisce la ragione”.

In ogni caso alle frasi seguenti basterebbe sostituire la parola “negro” ad esempio, con “migrante” ed il gioco è fatto, ognuno tragga le proprie conclusioni.
“Vuoi vagonate di negri nelle nostre scuole, nelle nostre chiese e nei nostri teatri? Vuoi che facciano parte del nostro mondo?..........Vuoi che i tuoi figli frequentino una scuola il cui livello è stato abbassato per accogliere i piccoli negri?.....Cosa succederebbe se a tutti i negri del Sud venissero improvvisamente concessi i diritti civili?......Ti piacerebbe che il governo dello Stato finisse in mano a persone incapaci di amministrare?......”

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