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Cose dell'altro mondo
Ultimo capitolo della quadrilogia “ Il Regno”, sebbene ci si renda conto che manchino all’appello i capitoli precedenti il libro ha un senso compiuto anche letto singolarmente.
E’ un racconto fresco e leggero, che riempie le pagine delle sfumature blu nel mare estivo di Mykonos, per poi raggiungere Okinawa e una breve ma intensa deviazione artistica a Lanzarote. E’ importante citare i luoghi, perche’ sfuggendo a una mera classificazione scenografica, essi sono elementi brulicanti di vita. Sono atmosfere.
Banana Yoshimoto ci racconta di Noni e di un incontro tanto strano quanto folgorante, un piatto di pesce saporito irrorato da un vino bianco ghiacciato, seduti in terrazza davanti a un tramonto che si tuffa tra le calme onde. Il romanzo getta le fondamenta di un nuovo amore frutto di una vecchia premonizione, coeso in un’affinita’ improvvisa, dai toni pacati ma irrefrenabili.
L’autrice si sofferma romantica sul regno animale e vegetale, dense le sue parole di malinconia verso il silenzio di grilli che non cantano piu’, il muto ronzio di libellule ormai scomparse, uno spesso velo di tristezza cala su lucciole buie.
Il velluto sotto la suola di Yoshimoto attutisce i passi nella piacevole descrizione delle donne del libro. I gioielli artigianali di Noni e l’antica arte di famiglia di coltivare piante medicali per ricavarne tisane non sono tanto un laboratorio di oggetti, quanto di emozioni.
Bello tornare, finito il libro, alla prima pagina dedicata a quell’altro mondo che ne e’ il titolo.
Quanto mi mancano le lucciole delle mie sere di bambina, quando c’e’ empatia c’e’ (quasi) tutto.
Buona lettura.
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