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Senza parole
«Ah, già» disse Didier, «il famoso Elysian. In Francia abbiamo il Goncourt. È totalmente corrotto, e per questo motivo le regole sono assolutamente chiare. È questo il paradosso della corruzione: è molto piú legalista della legge stessa! Ma questo Elysian, c’est du pur casino».
Il romanzo descrive il "pur casino" del premio letterario Elysian. Niente corruzione, quella no. Ma per il resto.... I libri naturalmente non sono letti per intero, anzi spesso non sono letti affatto e la scelta dei finalisti è dettata da favoritismi ad amici di amici o ad altri astrusi motivi. Persino Vanessa, la giurata accademica, l'unica che capisca qualcosa, non legge i testi. Del resto al lettore vengono presentati alcuni brani dei testi in concorso, spesso brani molto poco "letterari" e ancora meno interessanti con un paio di eccezioni.
L’unico membro della giuria che Penny trovava difficile inquadrare era Vanessa Shaw. Una donna terribilmente intellettuale ma, percome la vedeva lei, non altrettanto intelligente. Andava pazza per un romanzo intitolato Il torrente ghiacciato, che a Penny sembrava senza capo né coda. Secondo Vanessa, il libro era continuamente «strutturato e destrutturato» grazie a una sistematica autocontraddizione, proprio come la vita si fonda sulla contraddizione della morte (aargh!). Non solo il testo (come se si fosse appena materializzato sul suo cellulare, a mo’ di messaggio!) mostrava una conoscenza approfondita di Beckett, Blanchot e Bataille (chiunque fossero gli ultimi due), ma aggiungeva a una «sensibilità autocorrosiva» (oh, Dio santo!) la ricchezza di un romanzo psicologico profondo e originale.
Bastano le poche pagine mostrate al lettore dei testi in concorso per farsi una idea. Alla fine la vittoria va all'opera di narrativa probabilmente più meritevole tra le selezionate: un libro di ricette della simpatica zietta che destina il premio in denaro a un orfanotrofio. Del resto la zia non si fa illusioni sul suo personale talento letterario. Tutto è bene quel che finisce bene, almeno per i soldi del premio che vanno dove servono davvero. Quanto al racconto, è paradossale? Dettato dalla delusione dell'autore per la mancata vittoria all'"Elysian"?
Speriamo.
«Ah, non! Noi crediamo di sapere che cos’è la banalità, ma in realtà c’è qualcosa di profondamente radicale nel concetto. Quando Chateaubriand dice, “Tutti guardano ciò che io guardo, ma nessuno vede quel ch’io vedo”, ci troviamo davanti al tragico isolamento del soggetto, alla visione eroica del romanticismo, eccetera eccetera, ma il momento nel quale ciò che è banale si rivela in tutta la sua radicalità è l’esatto opposto di quel che accade a Chateaubriand. E il messaggio è il seguente: “Tutti guardano ciò che io guardo, e tutti vedono ciò che io vedo». Sul piano epistemologico, è comunismo allo stato puro! L’ideale comunista non è stato realizzato in Cina, in Russia o a Cuba, ma nella Banalità!».
All'Elysian sembra di assistere al trionfo della banalità, appunto. E all'affossamento dell'arte e dell'intelligenza.
Quanto a Senza parole, il romanzo non è bellissimo, meglio i Melrose e Lieto fine, però ha dei lampi di ironia e di cinismo e di arguzia che sono molto interessanti. Interessante è anche l'occhiata all'interno del mondo letterario tra incompetenza, narcisismo, e intellettuali coltissimi di una cultura astratta che non li rende in grado di avvicinarsi alle opere. Il panorama umano è misero ma soprattutto poco interessante e questo è il limite principale del romanzo.
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