Dettagli Recensione
il dramma dell'ipocrisia
“Il ragazzo nuovo” di Tracy Chevalier fa parte di un grande progetto internazionale lanciato dalla Hogart Press a quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare (1564-1616): grazie alla collaborazione di famosi autori contemporanei, la storica casa editrice ha pubblicato una collana di opere shakespeariane riscritte in chiave moderna edite, in Italia, da Rizzoli.
“Il ragazzo nuovo” è, in questo progetto, la trasposizione di Otello in cui pregiudizio razziale, invidia e gelosia sono i temi dominanti, ma vengono attualizzati in una scuola americana negli anni Settanta dove un gruppo di adolescenti rivivono le vicende dei protagonisti del noto dramma shakespeariano.
Il romanzo è diviso in cinque capitoli e la storia si svolge nel rispetto delle unità di luogo, tempo e azione: si sviluppa all'interno di un istituto scolastico nell'arco di una sola giornata.
Siamo a Washington nel 1974 e Osei Kokote, tredicenne figlio di un diplomatico ghanese, è costretto per l'ennesima volta a cambiare scuola a causa del lavoro di suo padre. Osei è dunque “il ragazzo nuovo”, l'unico nero in un istituto di soli ragazzi bianchi in un'America in cui il sogno di integrazione di Martin Luther King ha dovuto fare i conti con le idee rivoluzionarie di Malcom X e del Black Power.
Al suo ingresso nel cortile, decine di sguardi diffidenti si posano su Osei; solo Daniela Benedetti, detta Dee, la ragazza più carina e popolare dell'istituto, prova per lui una forte attrazione alla quale Osei non può restare indifferente perché Dee emana una luce particolare, la “luce dell'anima”.
Fatte le presentazioni di rito, Osei si inserisce nel ritmo di una normale giornata scolastica scandita da lezioni, partite di kickball, mensa e momenti di ricreazione. Il primo impatto sembra positivo: Osei, socievole e atletico, conquista subito non solo la simpatia di Dee, ma anche la stima di Casper, il ragazzo più bello ed apprezzato dell'Istituto. Le difficoltà, però, non tardano a manifestarsi: una mano posata sulla guancia di Dee, una semplice carezza data nel cortile della scuola, suscita lo sguardo indignato di alunni e docenti che, abbagliati dal pregiudizio (“Me l'aspettavo, è tipico di quella gente!” commenta un professore) etichettano come inadeguato e disdicevole il comportamento di Osei. La popolarità inaspettata del ragazzo scatena inoltre in Ian, il temuto bullo della scuola, una invidia e una gelosia irrefrenabili. Ian, subdolo manipolatore, fingendosi amico di Osei, architetta un piano distruttivo con la complicità della sua ragazza, la fragile Mimi, e del suo tirapiedi Rod, da tempo invaghito di Dee. Con stratagemmi meschini e malevole insinuazioni, Ian accende nell'animo di Osei il dubbio del tradimento ordito alle sue spalle da parte di Dee e di Casper al fine di umiliarlo. Accecati dai sentimenti negativi instillati da Ian, i ragazzi scivoleranno in un crescendo di reciproche violenze verbali e fisiche fino al tragico inevitabile epilogo, nel rispetto della trama del dramma shakespeariano.
Ho letto “Il ragazzo nuovo” con grande curiosità, sia perché avevo già apprezzato questa autrice in altre sue opere (cito, fra tutte, “La ragazza con l'orecchino di perla”) sia perché mi sembra interessante il progetto sostenuto dalla Hogart press in merito alla riedizione in chiave moderna delle opere di Shakespeare.
Il risultato raggiunto dalla Chevalier è, a mio avviso, degno di considerazione ma, data l'ambientazione e l'età dei protagonisti, lo ritengo particolarmente adatto ad un pubblico di giovani. Il testo, costruito principalmente su azioni e dialoghi, si presta infatti ad una lettura scorrevole e poco impegnativa, ma non banale soprattutto perché offre spunti di riflessione e approfondimento su sentimenti universali e tematiche sempre di grande attualità. Un romanzo che ci dà l'occasione per ripensare al concetto di integrazione spesso mascherato da un'ipocrita tolleranza:
“Per certi versi il razzismo spudorato degli ignoranti era più facile da digerire. Lo feriva di più l'ipocrisia dei ragazzi che erano gentili con lui a scuola, ma che poi non lo invitavano alle feste di compleanno. La gente che smetteva di parlare quando entrava in una stanza. Le considerazioni poco lusinghiere sui neri seguite dai distinguo: «Non parlavo di te, Osei. Tu sei diverso»” (p. 188)
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